Berneri e Libertarias al Rouge et Noir

Ci sono figure di antifascisti, di rivoluzionari socialisti libertari la cui memoria è stata offuscata se non seppellita da una storiografia di parte. È la sorte toccata a Camillo Berneri, lombardo, anarchico, personaggio di grande spessore politico, ideologico e culturale caduto nel corso della guerra civile spagnola nelle giornate più drammatiche della lotta contro il franchismo, quando dalla Russia di Stalin arrivò l’ordine di eliminare i “controrivoluzionari” trotzkisti e anarchici per dare egemonia alla guida comunista ortodossa. Scelta scellerata che spianò di fatto la strada all’avanzata falangista.

Camillo Berneri assassinato a Barcellona il 5 maggio 1937 all’età di 40 anni per mano di stalinisti, tra cui un italiano, sarà ricordato nell’ottantesimo anniversario della sua morte al cinema Rouge et Noir di Palermo con un incontro, una mostra e un film. Sarà rievocata la sua lunga militanza antifascista, i suoi contatti con i Rosselli e gli altri perseguitati del regime, la sua decisione di imbracciare le armi, nella milizia composta da italiani, per opporsi alla sollevazione franchista. Ma Berneri oltre che uomo d’azione è stato un finissimo teorico: le sue riflessioni politiche su autonomia, autogoverno, comunalismo e nuove forme di democrazia e socialismo sono attualissime e ancora inesplorate. Sarà anche ricordato un suo inedito soggiorno infantile a Palermo dove rischiò di morire di tifo.

L’incontro si svolgerà alle 18:00 di venerdì 5 maggio nel foyer del cinema. Interverranno, dopo l’introduzione di Gian Mauro Costa, Daniele Ratti, collaboratore del periodo “Seme anarchico” e Salvo Vaccaro, docente dell’università di Palermo. Nella stessa giornata sarà inaugurata una mostra di fotografie d’epoca gentilmente concesse dall’Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa di Reggio Emilia.

Alle 20.30 sarà proiettato uno straordinario film, inedito a Palermo, diretto da Vicente Aranda: Libertarias racconta uno spaccato della guerra civile spagnola vista dal fronte libertario e in particolare segue le vicende delle donne anarchiche che scelsero di andare al fronte rivendicando in questo un’autonomia anche rispetto ai loro compagni di schieramento.

La partecipazione all’incontro e alla mostra sono libere.
La giornata è organizzata in collaborazione con Libert’Aria e l’Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa di Reggio Emilia.
Per il film, biglietto di 5 euro e 3 euro per gli under 30.

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La Resistenza continua…

Settantadue anni fa la lotta partigiana liberò il paese dall’occupazione nazifascista. Negli anni, le forme di oppressione dello stato – sotto la cruda veste fascista o nella più docile manifestazione pseudodemocratica – nei confronti dell’individuo sono mutate, ma continuano purtroppo a essere efficaci. Al giorno d’oggi, nelle società occidentali, l’oppressione ha assunto la forma di un sottile controllo sulle vite di ognuno: l’obiettivo non dichiarato è quello di sottrarre ogni piccolo spazio di espressione del libero pensiero. La delazione e il controllo sociale sono pratiche sempre più diffuse e legittimate da una crescente richiesta di legalità. La retorica delle smart cities in realtà serve a giustificare le centinaia di occhi del Grande Fratello: la tecnologia svolge la sua funzione di supporto al controllo delle nostre vite. A pagarne le spese sono tutte le forme di espressione politica, di manifestazione del dissenso sociale e le pratiche di libertà che si discostano da ciò che le istituzioni considerano innocuo per il Potere.
Parallelamente, in mondi a noi vicini si continuano a perpetrare forme di crudele oppressione tipiche delle dittature fasciste: proprio in questi giorni 168 prigionieri politici e prigioniere politiche curdi hanno iniziato uno sciopero della fame a oltranza per denunciare le atrocità compiute nelle carceri turche dal regime fascio-islamista di Erdogan; in Siria da anni il potere autoconservativo di Assad continua a compiere stragi nei confronti della popolazione. Sono chiaramente complici di questa situazione i meccanismi del diritto internazionale e i giochi di potere degli stati.
In un contesto locale e globale caratterizzato da forme di oppressione così diverse ma al contempo così pericolose per l’espressione delle libertà individuali e collettive, ha sempre più senso riaffermare l’importanza dell’antifascismo.
Per questo noi anarchici siamo presenti, e ricordiamo oggi più che mai che:
NOSTRA PATRIA E’ IL MONDO INTERO!
SENZA GALERE, SENZA FRONTIERE

Palermo, 1946. Da sinistra: Filippo Guzzardi, Giovanni Spatoliatore, Alfonso Failla, Pio Turroni, Paolo Schicchi, D’Andrea (di Parigi), Armando Borghi, Filippo Gramignano.

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“Abitare illegale” di Andrea Staid

Quando abbiamo smesso di costruirci le nostre case? Sappiamo molto dell’abitare informale, illegale, marginale del mondo non occidentale ma da “noi” cosa succede? Viviamo tutti uniformati in famiglie mononucleari all’interno di appartamenti in affitto o comprati? Questo saggio antropologico ed etnografico analizza le forme dell’informalità dell’abitare in occidente. Un occidente che troppo spesso viene visto come uniforme e monolitico mentre uno sguardo attento può trovare le tante possibilità di fuga praticate nelle più diverse forme.
Andrea Staid dopo aver viaggiato per anni nel sud-est asiatico, aver osservato i modi dell’abitare in oriente ha deciso di mettersi al lavoro su un campo di ricerca occidentale. Si è mosso tra Europa e Stati Uniti nelle più differenti esperienze abitative, dalle case occupate italiane, alle case sugli alberi in Germania, dagli accampamenti rom e sinti del nord Italia, alle case autocostruite in Spagna. Ma non solo: eco villaggi e comuni, cohousing, wagenplatz e squatter, nomadi e vagobondi. Una ricerca che decostruirà le certezze sull’abitare del così detto primo mondo, scritta con la passione dell’attivista e il rigore dello studioso.
Il volume sarà adottato in vari corsi universitari, così come è avvenuto per il precedente lavoro di Staid, “I dannati della metropoli. Etnografia delle nuove immigrazioni” giunto alla terza ristampa.

Andrea Staid è nato nel 1982 a Milano. Antropologo e attivista, insegna alla Naba, dirige per Meltemi la collana Biblioteca/Antropologia. Per Milieu ha scritto “I dannati della metropoli”, “Gli arditi del popolo”. È autore anche dei saggi “Le nostre braccia” (Agenzia X) e “I senza Stato”(Bebert). I suoi libri sono tradotti in Grecia, Spagna e Stati Uniti, e sono adottati in varie facoltà universitarie.

Introduce Marcello Faletra

Marcello Faletra è critico d’arte, pittore e saggista. Numerosi saggi e articoli sono apparsi in riviste specializzate, in cataloghi di mostre e in pubblicazioni collettanee. È stato animatore e redattore di Cyberzone. Tra le sue ultime pubblicazioni: “Dissonanze del tempo. Elementi di archeologia dell’arte contemporanea” (Solfanelli), e “Graffiti. Poetiche della rivolta” (Postmedia Books). Insegna Estetica dei New Media e Fenomenologia dell’Immagine all’Accademia di Belle Arti di Palermo. E’ editorialista di “Artribune”.

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“Grazie a dio sono ateo” – Proiezione de “La via lattea” di Luis Buñuel

Giovedì 23 febbraio – proiezione de “La via lattea” di Luis Buñuel (1969) – Teatro Montevergini Liberato, ore 20:30.
***
«Tutto ciò che, in questo film, riguarda la religione cattolica e le eresie che essa ha suscitato, particolarmente dal punto di vista dogmatico, è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono conformi sia alle sacre scritture, sia a delle opere di teologia e di storia ecclesiastica antiche e moderne.» (dai titoli di coda del film).

Buñuel imbastisce una paradossale carrellata di personaggi per parlare di dio, della religione e del messaggio di Cristo secondo il suo inconfondibile stile surreale.
Il cammino di Santiago, una strada percorsa da migliaia di pellegrini ogni anno, fin dal Medioevo. Una strada sacra, antica, che conduce al monastero di San Giacomo.
Santiago de “Compostella”, questo il nome del luogo dove riposano i resti del santo: campo di stelle, secondo la leggenda. Campo di stelle, come una galassia. Da qui, il titolo, “La via lattea”.
La via lattea, la nostra galassia, sì, ma anche e soprattutto, una via, appunto, che conduce attraverso il sacro ed il profano, una rotta confusa, misteriosa e dotta, occulta ed eretica. Questo è “La via lattea”, film del maestro Luis Buñuel. Un pellegrinaggio, in realtà un pretesto per parlare di dio, della fede, della mistica. Del Cristianesimo, di Cristo, del dogma, dell’eresia.
Due mendicanti sono sul cammino di Santiago, si chiamano Pierre e Jean. Percorreranno la via sacra, compiranno il loro pellegrinaggio sotto una strana stella.
La via per Santiago sarà un viaggio surreale, spesso onirico (famosa la scena del sogno ad occhi aperti di Jean, che immagina la fucilazione del papa ad opera di un gruppo di miliziani anarchici), una carrellata intrigante e sorprendente su una serie di figure ambigue, spesso insani, improbabili, sempre seducenti, interessanti: dal prete da manicomio che discute della transustanziazione, al capo cameriere che disserta con i suoi sottoposti delle nature del Cristo; dal Vescovo Priscilliano di Avila ad un Gesù mai così umano, passando per visioni, teofanie, duelli dogmatici e fanatismi.
Un carnascialesco scorrere di eventi, apparentemente non legati tra di loro, girato con gusto e sapienza, mai stancante, mai noioso, verboso o lezioso. È delicato, Buñuel, intelligente, colto, e il film ha un ritmo fantastico, riesce nei suoi intenti stranianti ed un po’ paideutici a colpire lo spettatore, ad interrogarlo; a far luce sulle contraddizioni della dottrina cristiana, sulle sue esasperazioni, sulle sue eresie.
Ma “La via lattea” non è solo questo. È anche una profonda riflessione sul potere, incarnato dal demonio, “operaio mai in sciopero” probabile riferimento al regime franchista. Una riflessione sull’uomo, sulla sua umanità tradita, ferita, deviata da un credo pervertito e stanco.

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Indios senza re – Incontro con Orsetta Bellani

Indios senza re – Conversazioni con gli zapatisti su autonomia e resistenza (Edizioni La Fiaccola) di Orsetta Bellani.

Durante la sua permanenza in Chiapas, l’autrice ha avuto la possibilità di parlare con molte persone, dai simpatizzanti della lotta zapatista alle persone che fanno parte della base d’appoggio dell’Ezln. Indios senza re ha il merito di raccontare il percorso di resistenza zapatista a prescindere da Marcos. Certo, il subcomandante ha avuto ed ha tuttora un ruolo fondamentale (oggi nelle vesti di Galeano) nel saper guidare la rivoluzione indigena che però si caratterizza per i suoi tratti libertari. Del resto, proprio Marcos, fin dall’inizio, aveva messo in guardia la stessa sinistra rivoluzionaria dal culto dell’individuo, “non più necessario in un movimento che crede nel potere dal basso e nel comandare ubbidendo, e la cui dirigenza non è più meticcia ma indigena”. Orsetta evidenzia le difficoltà quotidiane del cammino rivoluzionario: dall’oppressione femminile in quanto donne, indigene e povere, da cui è comunque scaturita la Legge rivoluzionaria delle donne e l’introduzione della questione di genere nelle assemblee zapatiste (resistere all’interno della resistenza, osserva l’autrice), alle difficoltà che si trovano a dover affrontare ogni giorno non solo le Giunte di Buon Governo Zapatiste, ma anche i loro interlocutori. Indios senza re è un libro che è fatto di persone e che racconta il quotidiano, senza aver paura di esprimere, talvolta, le perplessità per le modalità di procedere che per noi occidentali, inizialmente, possono sembrare difficili da comprendere. Ad esempio, donazioni e proposte di progetti nei territori zapatisti devono passare necessariamente dal vaglio della Giunta di Buon Governo. Quest’ultima si riunisce con i rappresentanti dei municipi i quali, a loro volta, ne discuteranno con le basi d’appoggio zapatiste, quindi, come talvolta è accaduto anche ad associazioni solidali con la lotta zapatista, non è possibile imporre loro un determinato progetto. Ad esempio, se una comunità ha bisogno di una biblioteca e le viene imposto dall’alto un altro tipo di progetto, può darsi che quest’ultimo venga rispedito al mittente. In questo senso, l’autonomia zapatista è reale ed effettiva e , al tempo stesso, le comunità rifiutano i programmi governativi assistenzialisti, ritenuti a buon diritto parte della strategia di controinsurgenza perché finiscono per allontanare i beneficiari dalla resistenza. Gli zapatisti sono coscienti che il loro percorso verso l’autonomia è fatto anche di errori e battute d’arresto, ma questo è il loro modo di operare, quello che ha aperto la strada ai forum sociali e alle prime proteste anticapitaliste.

Orsetta Bellani è giornalista free lance e collabora con periodici di vari paesi.
Viaggiatrice da tutta la vita, dal 2009 gode dei paesaggi latinoamericani e scrive reportage. Si occupa soprattutto di movimenti sociali, diritti umani e della violenza che vive l’America Latina. Ha scritto un romanzo e alcuni racconti. Appoggia il movimento zapatista da quando ha messo piede in Chiapas.

Modera Fabrizio Cacciatore, Cooperante internazionale e militante di “Libert’Aria” Palermo.

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Sicilia Libertaria: quarant’anni e non li dimostra

SICILIA LIBERTARIA: 40 ANNI E NON LI DIMOSTRA

Una imperdibile mostra-concerto per festeggiare il 40° anno di edizione di Sicilia Libertaria. Ripercorreremo la storia dell’editoria anarchica siciliana, dall’800 ad oggi, attraverso la raccolta di oltre 200 testate giornalistiche arricchite da didascalie e biografie dei principali redattori, letture di brani e proiezioni video. La serata si concluderà con l’esibizione del gruppo sassarese Ificrate & i suoi Peltasti che, riarrangiando un ampio repertorio di canzoni popolari e di lotta, condurrà il pubblico in un lucido viaggio artistico attraverso i mutamenti delle condizioni sociali, economiche ed intellettuali dall’Unità d’Italia alle contestazioni degli anni ’60/’70 fino ai nostri giorni.

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No al G7 di Taormina. Assemblea cittadina

Anche Palermo si mobilita contro il G7 a Taormina. Al teatro Montevergini giorno 19 gennaio alle ore 17 si parlerà della crescente mobilitazione contro il vertice dei capi di stato insieme a Antonio Mazzeo – giornalista da anni impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell’ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità mafiose – e Andrea Turco – giornalista di Meridionews e attivista No Muos.

“I potenti della terra hanno scelto: si vedranno in Sicilia. Taormina è stata scelta come sede del prossimo G7 nelle giornate del 26 e 27 maggio.
E’ l’ultima polpetta avvelenata del governo Renzi, che ha scelto la città messinese poco prima delle dimissioni in seguito al fallimentare esito – per lui – del referendum costituzionale. Il vertice dei capi di stato delle sette maggiori potenze economiche, politiche e militari occidentali (Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna e Italia), è stato annunciato in pompa magna: ripetendo un copione ormai stantio, incontri del genere vengono spacciati come panacea per i territori e invece non fanno altro che formalizzare annualmente le misure di austerità neoliberiste da applicare internazionalmente o gli interventi di guerra planetaria sempre più spesso subappaltate all’organizzazione della NATO.
La decisione di svolgere in Sicilia il G7 2017 non è del resto un caso. L’Isola ha assunto ormai un ruolo chiave nelle strategie di guerra mondiali: l’installazione a Niscemi del terminale terrestre del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate USA; la trasformazione della grande base di Sigonella in uno dei maggiori centri per la operazioni dei droni USA, NATO e UE; l’uso costante degli scali aerei di Trapani-Birgi e Pantelleria per i bombardamenti e le attività di spionaggio top secret in Nord Africa; i devastanti processi di militarizzazione che hanno investito Augusta (hub navale Usa e NATO), Lampedusa, ecc., testimoniano la portata altamente distruttiva delle infrastrutture belliche realizzate e ampliate in Sicilia negli ultimi anni. A ciò si aggiunge il ruolo di vera e propria fortezza assunto dalla Sicilia per conto dell’Unione europea e della famigerata agenzia di controllo delle frontiere Frontex nelle politiche di contrasto delle migrazioni, con l’uso dei porti e degli aeroporti da parte dei mezzi militari Ue-Nato impegnati a far la guerra ai migranti e ai richiedenti asilo nel Mediterraneo o la trasformazione di sempre maggiori aree urbane ed extraurbane in hotspot e centri-lager dove detenere in condizioni disumane chi è scampato ai naufragi e ai bombardamenti. Pseudo modalità di “accoglienza” che rispondono esclusivamente a logiche di controllo sicuritario (anche grazie al coinvolgimento strumentale del “volontariato”) e che contribuiscono a dilapidare sempre più ingenti risorse pubbliche alimentando gli affari di grandi e piccoli operatori economici (che sempre più spesso si intrecciano con i circuiti dell’economia criminale) e la precarietà per i lavoratori”.

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Di autogoverno e neo-municipalismo. Incontro con la FMB

fmb_logoDi autogoverno e neo-municipalismo Incontro con la FMB
Teatro Nuovo Montevergini, sabato 17 dicembre, 17:00

L’assemblea Montevergini continua il ciclo di incontri sul tema dell’autogoverno e delle forme di governo neo-municipaliste. In quanto comunità abbiamo avviato un processo di studio, incontro e ragionamento politico sul diritto alla città e sulle forme di governo “dal basso” di cui si dotano i cittadini.

La risposta alla domanda “Che Europa vogliamo” risiede nella possibilità di costruire le “città che vogliamo”
Il governo dei beni comuni, la difesa dei servizi pubblici dagli attacchi neo-liberisti, la riappropriazione di potere decisionale per i cittadini passano attraverso la necessità di creare nuove agorà, spazi politici dove poter esprimere i propri bisogni o desideri, riconoscendo quelli di chi ci sta accanto.
Crediamo che l’unica alternativa possibile al neoliberismo parta dall’immaginario. Senza la capacità collettiva di mettere al lavoro l’immaginazione politica a partire dalle sperimentazioni del presente le comunità saranno sempre più schiacciate da un potere irrimediabilmente accentratore.
Serve studiare e approfondire il metodo auditorio come metodo generale di inchiesta e partecipazione, costruire modelli di partecipazione reale e di difesa degli interessi comuni, riappropriasi di spazi di decisionalità e intendere quest’ultima come terreno privilegiato del conflitto sociale.

Tavola rotonda con:

Domenico Liguori – FMB
Salvo Vaccaro- Universita’ degli Studi Palermo

FMB – Federazione Municipale di Base – Spezzano albanese (CS)

La FMB è un’associazione comunalista autogestionaria e libertaria che interviene sulle problematiche comunitarie e territoriali dal mondo del lavoro ai servizi, all’urbanistica, all’ambiente, al cooperativismo e su tutte le altre questioni sulle quali l’amministrazione comunale pretende di decidere sulla testa della comunità.
La FMB, poggia le sue basi sul principio della democrazia diretta, rivendica la sua piena autonomia dall’amministrazione comunale e da qualsivoglia formazione politica/partitica e stimola la comunità con azioni e proposte protese all’affermazione nel “qui ed ora” di sperimentazioni sociali che pratichino l’autogoverno comunitario ed il federalismo dal basso con l’obbiettivo di rendere i singoli individui e l’intera comunità artefici del proprio futuro.

Salvo Vaccaro
Salvo Vaccaro è attualmente titolare del corso di Filosofia Sociale e di Scienza politica nella Scuola delle Scienze Umane e del Patrimonio culturale dell’ateneo palermitano. Dal 2009 è pro-rettore dell’Università di Palermo per la “politiche di solidarietà sociale e di cooperazione per lo sviluppo”; inoltre è condirettore della collana “Eterotopie” dell’editore Mimesis di Milano, membro fondatore della “Società Italiana di Filosofia Politica” e del ”Centro interdisciplinare in Biopolitica, Bioeconomia e Processi di Soggettivazione” (BBPS) dell’Università degli Studi di Salerno; dal 2001 al 2004 è stato vicepresidente dell’ONG palermitana CISS (Cooperazione Internazionale Sud-Sud).
I suoi ambiti di ricerca si orientano sulla teoria critica (soprattutto Adorno e Benjamin della Scuola di Francoforte) e sulla decostruzione post-strutturalista francese (principalmente Foucault e Deleuze) dai quali ricava strumenti di analisi da mettere alla prova nel campo della globalizzazione, della governance e dei diritti umani.
E’ il traduttore italiano dei testi di Murray Bookchin per la case editrice Elèuthera.

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15/12/1969 – Oggi come ieri TERRORISTA E’ LO STATO

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POPOLI IN ARMI, POPOLI IN RIVOLTA

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CIUTAT MORTA

ciutat_morta“Nel giugno 2013, un gruppo di 800 persone occupa un cinema abbandonato nel centro di Barcellona per proiettare un film documentario. Gli occupanti ribattezzano questo vecchio edifcio in onore di una ragazza che si è suicidata due anni prima: Cinema Patricia Heras. Ma chi era Patricia? Perché ha perso la sua vita e cosa ha a che fare Barcellona con la morte della ragazza? Questo è esattamente ciò che si vuole fare emergere con questa azione illlegale e di alto impatto mediatico: che tutti sappiano la verità su uno dei peggiori casi di corruzione della polizia a Barcellona, la città morta.” [https://ciutatmorta.wordpress.com/]

En junio de 2013, un grupo de 800 personas ocupan un cine abandonado del centro Barcelona para proyectar un documental. Rebautizan el antiguo edifcio en honor a una chica que se suicidó dos años antes: Cinema Patricia Heras. ¿Quién era Patricia? ¿Por qué se quitó la vida y qué tiene que ver Barcelona con su muerte? Esto es exactamente lo que se quiere dar a conocer con esta acción ilegal y de gran impacto mediático: que todo el mundo sepa la verdad sobre uno de los peores casos de corrupción policial en Barcelona, la ciudad muerta.

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BUTTANE E BORDELLI – triCiclo cinematografico

buttane_e_bordelli_locandinaNzocchè Circolo Arci, Libert’Aria, Alibi presentano:

Buttane e Bordelli
triCiclo cinematografico

È possibile ragionare sulla prostituzione scrollandoci di dosso le secolari incrostazioni moraliste e sessuofobiche di cui è intrisa la cultura patriarcale?
Spesso quando si parla di prostituzione si finisce col perdere di vista le prostitute stesse, quelle che noi – in questo pezzo di Sicilia – chiamiamo “buttane”.
Chi sono le buttane? Cos’erano i bordelli? E, soprattutto, cosa significa essere buttana? Stiamo parlando di buttane vere, quelle che fanno “la vita” perché è così e basta. A nessun medico, avvocato, politico si chiede conto e ragione della propria professione. Una buttana, invece, è sempre condannata a prescindere. E se si trattasse di una scelta? Perché mai una donna non dovrebbe essere padrona di fare quel che vuole del proprio corpo? «Il corpo è mio e lo gestisco io!» – urlava uno slogan del ’77.
Ma fare la buttana non è una cosa che si può riassumere in uno slogan. E il ’77 è lontano.
La buttana è sempre stata odiata, specialmente dalle donne, perché ha a che fare con il desiderio, ed è forse in questo che risiede il suo potenziale sovversivo, scardinante, spiazzante.
Ma quanta autodeterminazione c’è nell’essere buttana? Quanta libertà può esserci in un mestiere che, da sempre, funziona attraverso meccanimi di sopraffazione, sfruttamento e dominio da parte dei maschi?

Nzocchè Circolo Arci, Libert’Aria e Alibi vi propongono una rassegna di tre film, tutti diversi tra loro, dal titolo inequivocabile: BUTTANE E BORDELLI.

ARRANGIATEVI di Mauro Bolognini, film del ’59, ambientato subito dopo l’abolizione delle “case chiuse” in seguito alla legge Merlin. Uno spaccato di un’Italia che non c’è più, del cambio di atteggiamento nei confronti della prostituzione, con un magistrale Peppino De Filippo.

ADUA E LE COMPAGNE è un film del ’60 di Antonio Pietrangeli. Film drammatico: la storia di quattro ragazze che lasciano il bordello per costruirsi una nuova vita con i risparmi accumulati. Un finale che non si può raccontare, e una meravigliosa Simone Signoret.

IRMA LA DOLCE è un capolavoro del ’63 di Billy Wilder, una bellissima favola d’amore con la stupenda ambientazione dei mercati generali parigini – Les Halles – ricostruiti in studio; epoca e luogo dove ognuno di noi vorrebbe vivere, Jack Lemmon e Shirley MacLain insuperabili.

Tre film da vedere con l’immedesimazione, basta decidere da che parte stare.
A noi basta sapere che le buttane sono donne, prima di tutto e contro tutto.
Ecco perché, in ogni caso, staremo sempre con le buttane, e mai con gli sfruttatori.

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LIBERTA’ PER GIANMARCO! LIBERTA’ PER TUTTI!

Il grave atto repressivo perpetrato dalla Procura di Cremona questa mattina, dimostra ancora una volta la natura puramente liberticida degli organi statuali.
La scure della repressione ha colpito sette compagni che avevano partecipato legittimamente a una manifestazione antifascista, per reagire al gravissimo atto squadristico consumatosi alcuni giorni prima ai danni di alcuni militanti del CSA Dordoni di Cremona. Durante quella spedizione punitiva, uno dei compagni aggrediti ha rischiato la vita, rimanendo in coma farmacologico per giorni.
I capi d’accusa emessi dalla Procura cremonese sono pesantissimi: devastazione e saccheggio e concorso esterno. Uno dei sette compagni arrestati è Gianmarco, militante del Collettivo Universitario Autonomo di Palermo, attivo da anni nelle lotte sociali della nostra città.
Come compagne e compagni di Libert’Aria e del Gruppo anarchico “Alfonso Failla”, manifestiamo la nostra piena solidarietà a tutti i militanti colpiti dalla repressione, con un pensiero particolare a Gianmarco, di cui pretendiamo l’immediata e incondizionata scarcerazione.
GIANMARCO LIBERO! LIBERI TUTTI!

Libert’Aria – spazio di cultura
Gruppo anarchico “Alfonso Failla” – FAI Palermo

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SPAZI PRIVATI, SPAZI DI REGIME

Il Pride 2015 vogliamo godercelo, con i suoi colori, la sua allegria, la voglia di mostrare l’orgoglio Lgbqti e difendere, più in generale, i diritti di tutte e tutti.
Ce lo vogliamo godere nel modo che ci riesce meglio, e cioè riflettendo sugli spunti politici di questo appuntamento e sul contesto in cui si svolge.
Ribadiamo la nostra solidarietà a Vincenzo Rao​, condannato da un tribunale perché ha osato criticare le posizioni conservatrici e maschiliste di un magistrato. La sua vicenda conferma l’irriducibile incompatibilità tra libertà e potere: il recinto in cui vengono confinati i diritti – compreso quello di espressione – resta sempre un recinto, anche se ammantato di democrazia.
Adesso il recinto della legalità si fa sempre più stretto e violento. Ai problemi di sempre si aggiunge l’ipocrisia di chi governa Palermo per renderla «normale». Retate poliziesche nei quartieri popolari; ordinanze contro gli ambulanti (per lo più immigrati) per tutelare il presunto decoro del salotto buono della città; distruzione del verde pubblico; privatizzazione degli spazi e assalto della borghesia al centro storico.
Il sindaco Orlando stringe volentieri la mano ai curdi che lottano per la libertà, agli omosessuali che lottano per i diritti, ai palestinesi che lottano per la sopravvivenza; parla di spazi pubblici e spazi di rivolta; sostiene persino l’abolizione delle frontiere e del permesso di soggiorno sventolando la “Carta di Palermo”.
Nel frattempo, però, fa la guerra ai poveri e ai migranti, mantenendo inalterati gli equilibri (fondati sulla disuguaglianza) che da sempre reggono le sorti di questa città.
Il sindaco Orlando ama ripetere che Palermo è sempre stata una città multiculturale dove ognuno è una tessera di un mosaico.
Vero – aggiungiamo noi: purché ognuno resti al suo posto.

Libert’Aria

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PRESENTAZIONE DE «L’ISLAM NUDO» DI LORENZO DECLICH

islam_nudo_declichCosa significa oggi Islam e identità islamica?
Perché il marchio “halal” è divenuto il simbolo del cosiddetto “mercato islamico”? Perché sta prendendo piede così in fretta e quali sono le sue implicazioni?
Quanto la ferocia dell’ISIS ha a che fare con l’Islam e la sua cultura?
Quanto è casuale, se lo è, l’incredibile dimestichezza dei fanatici con i social network e i nuovi media?
L’estremismo dei terroristi dimostra che l’Islam è rimasto al Medioevo o, piuttosto, questa cieca violenza è un prodotto della globalizzazione contemporanea e, dunque, di una dinamica nata e sviluppata in Occidente?

Queste sono solo alcune delle domande che Lorenzo Declich, studioso di islamistica e già docente all’Orientale di Napoli, pone nel suo saggio “L’islam nudo – Le spoglie di una civiltà nel mercato globale”, edito da Jouvence.
Un libro che cerca di fare luce su temi di stringente e drammatica attualità e che analizza alcuni aspetti di una religione in via di ridefinizione, entrata da tempo nei meccanismi del mercato globale e globalizzante.

Ne parleremo con l’autore e con Salvo Vaccaro, docente di Filosofia politica all’Università di Palermo.

Lunedì 15 Giugno alle 18.30 alla Libreria Broadway in Via Rosolino Pilo 18

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FRANCO E CICCIO: UNA STORIA SBAGLIATA

francoecicciounastoriasbagliata_heavy1Franco e Ciccio: guitti che arrancano per le strade lastricate di una Palermo distrutta dalle bombe, saltimbanchi apprezzati dal popolo e fortuiti protagonisti di una strabiliante ascesa mediatica, attori apprezzati dal vasto pubblico televisivo. Ma anche gli eterni incompresi, vittime della voracità di chi conosce bene le sofferenze della fame, quella vera.

Complici la miopia di troppi registi e una critica cinematografica a tratti violentissima, la carriera di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia appare agli spettatori del Terzo Millennio come un percorso deviato in partenza, intrinsecamente destinato al fallimento.

La rassegna “Franco e Ciccio: una storia sbagliata” vuole proporre un’immagine diversa, e di certo non semplicistica, della parabola artistica del duo comico palermitano, e lo farà seguendo due direttive: da un lato cercando di ricostruire le tappe di questa storia, dall’altro investigandone i tratti più marcatamente “politici”.

Le proiezioni avranno luogo ogni giovedì dal 28 maggio al 18 giugno presso il Giardino dei Giusti (Via Alloro, di fronte alla chiesa dei cocchieri), alle ore 21:00.

Programma della rassegna

28 Maggio
Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio
(Daniele Ciprì, Franco Maresco – 2004)

4 Giugno
I due deputati
(Giovanni Grimaldi, 1968)

11 Giugno
Indovina chi viene a merenda
(Marcello Ciorciolino, 1969)

18 Giugno
Core ‘ngrato (1954)
Che cosa sono le nuvole? (da Capriccio all’Italiana)
(Pier Paolo Pasolini – 1967)
La giara (da Kaos)
(Paolo e Vittorio Taviani, 1984)

Alibi
Libert’Aria

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Presentazione de «Fra diagnosi e peccato» di Chiara Gazzola

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Giovedì 21 Maggio ore 19.30
Circolo Arci Nzocché – Via Ettore Ximenes 95 (Borgo Vecchio) – Palermo

Presentazione del libro “Fra diagnosi e peccato. La discriminazione secolare nella psichiatria e nella religione” di Chiara Gazzola, Mimesis edizioni.
Interveranno: l’autrice, Elena Di Liberto, e Salvo Vaccaro direttore della collana “Eterotopie” di Mimesis.

Questo testo propone un approfondimento del legame fra la disciplina psichiatrica e gli ambiti religiosi. Emerge una pianificata incoerenza fra gli intenti dichiarati e una prassi che, invece, si limita ad amministrare un’esclusione sociale edificata sul controllo e sul profitto. Attraverso il labile concetto di “norma comportamentale” viene sancita ogni devianza declinandola sui peccati e sulle diagnosi.
Fra senso di colpa, paura, emarginazione, conformismo, paradossi filosofici, punizioni e sofferenza si collocano le esperienze eccezionali di chi ha saputo resistere, di chi non ha accettato l’annientamento della propria libertà. La volontà di ricostruire una memoria cancellata dai timbri maschili darà voce a un coro femminile che ridipingerà contesti storici e pensieri scomodi.
Se l’umanità non temesse l’imprevedibilità, potrebbe non delegare le soluzioni a elaborazioni totalitarie.
L’analisi è completata da un’intervista a un esorcista e dalle conversazioni con il medico Giorgio Antonucci e con l’antropologa Michela Zucca.

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INCONTRO PUBBLICO CON “LA CONQUISTA DEL PANE”

conquista_del_pane1È possibile lavorare senza sfruttamento o competizione? È possibile produrre, guadagnarsi da vivere e praticare la solidarietà? È possibile mangiare senza avvelenarsi? È possibile fare del posto in cui si lavora un luogo di condivisione aperto al quartiere e alla comunità?
A queste e ad altre domande proveranno a rispondere Pierre e Soraya, due dei fondatori de “La Conquete du Pain” (“La Conquista del Pane”), una panetteria biologica, autogestita, anarchica, nata nel 2010 a Montreuil alla periferia di Parigi.
Mentre l’EXPO di Milano promette di “nutrire il mondo” imponendo modelli di produzione e alimentazione che, in realtà, affamano miliardi di persone e devastano il pianeta, c’è chi si rimbocca le maniche per creare qualcosa di radicalmente diverso.
Un esperimento libertario che traccia percorsi alternativi al pensiero unico. Anche a tavola.

«Abbiamo scelto di chiamarci “La conquista del pane”, in riferimento al libro di Peter Kropotkin che teorizza il Comunismo Libertario.
Comunismo perché vogliamo “mettere in comune”, condividere.
Libertario perché rifiutiamo l’ideologia autoritaria e crediamo che l’uguaglianza senza libertà non è niente.
E il pane perché siamo fornai!
»

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25 Aprile 2015 a Palermo – Foto e report

Ph. G. Bucca / Libert’Aria

25aprile_pa 25aprile_pa2   25aprile_pa9 25aprile_pa10 25aprile_pa11 25aprile_pa12 25aprile_pa13 IMG_305925aprile_pa825aprile_pa4Sabato 25 Aprile, piazza Casa Professa, a due passi dal mercato popolare di Ballarò, è diventata il luogo della festa e della riflessione sull’antifascismo di ieri e di oggi. Banchetti di libri, materiale informativo, animazione per bambini e anche una piccola fiera dell’artigianato hanno riempito la piazza per tutta la giornata. C’è stato anche spazio per il dibattito sulla resistenza curda e sul Rojava, con gli interventi di alcuni compagni della rete “Palermo solidale con il popolo curdo” che hanno partecipato al Newroz di quest’anno e hanno raccontato la loro esperienza e le loro impressioni sulla lotta per la democrazia e l’autodeterminazione dei curdi contro l’oscurantismo dello Stato islamico e delle potenze che lo sostengono. Un filo rosso, quello delle resistenze di oggi, che collega la costruzione di una società diversa all’impegno del movimento No Muos per liberare la Sicilia dall’ingombrante e criminale presenza della base statunitense di Niscemi, una infrastruttura militare illegittima da ogni punto di vista. A seguire, la presentazione del libro di Angelo Sicilia sui partigiani siciliani (Testimonianze partigiane. I siciliani nella lotta di Liberazione, Navarra editore) e l’intervento di Giuseppe Benincasa, partigiano “Ellas”, reduce di Cefalonia.
Impossibile non notare la presenza anarchica in piazza con il nutrito banchetto di libri a cura di Libert’Aria – spazio di cultura, un volantinaggio a cura della FAI palermitana, e la curatissima mostra su “Gli anarchici nella Resistenza”, costituita da dieci pannelli corredati di foto e didascalie sull’intransigente contributo dei libertari italiani alla causa dell’antifascismo. La mostra ha suscitato l’interesse di moltissime persone per tutto il giorno.

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PRESENTAZIONE DE «PAOLO SCHICCHI. STORIA DI UN ANARCHICO SICILIANO»

schicchi_locandinaNell’ambito delle iniziative organizzate a Palermo dal Comitato per il Settantesimo della Liberazione dal nazifascismo, Libert’Aria promuove la presentazione di un volume dedicato alla figura di Paolo Schicchi, anarchico di Collesano che – tra le altre cose – diede vita in Sicilia a una intensa attività antifascista.

Venerdì 17 Aprile, alle ore 18.00, presso la Libreria Broadway di Via Rosolino Pilo 18, sarà presentato “Paolo Schicchi. Storia di un anarchico siciliano”.
Ne parleremo con l’autore, Nicola Schicchi (pronipote di Paolo); con il curatore del volume, il giornalista Antonino Cicero; con l’editrice Arianna Attinasi, e con Natale Musarra, dell’Archivio storico degli anarchici siciliani. Il commento musicale sarà affidato a Moffo Schimmenti, Gandolfo Pagano e Pino Greco.
Ringraziamo sentitamente la Libreria dello spettacolo Broadway per la generosa collaborazione.

Di seguito, alcune note tratte dalla quarta di copertina.
In allegato, locandina dell’iniziativa.

Libert’Aria – spazio di cultura

***

Ignazio Buttitta, Sandro Pertini, Vincenzo Consolo ne scrissero.
Antonio Gramsci e Umberto Terracini vi polemizzarono.
Monarchici, socialisti, comunisti, popolari, fascisti, l’apparato clericale e gli stessi anarchici ne conobbero la penna caustica.
Paolo Schicchi, anarchico individualista, da Collesano, nel petto delle Madonie siciliane, ha attraversato la storia d’Italia, tra monarchia, dittatura e repubblica, testimone dei principali avvenimenti dell’Otto-Novecento.
Pubblicista, fondatore di periodici d’area, intellettuale eccentrico e dalla vasta cultura, bombarolo per magistrati e benpensanti, girovagò da clandestino, tra espulsioni e inseguimenti delle polizie di mezza Europa, trascorrendo in galera buona parte della sua vita.
Come un Che Guevara ante litteram volle sbarcare a Palermo da Tunisi per portare, fallendo, la rivoluzione e spronare il popolo a sollevarsi contro il regime fascista.
I comunisti ne vollero fare un padre costituente alla fine del secondo conflitto mondiale, ma per tutta risposta li fece caracollare giù dalle scale della Clinica Noto di Palermo, dove risiedeva ormai da alcuni anni quale confinato prima e celebrato antifascista dopo.
Un personaggio romantico, da fiction televisiva, immerso nella sua forte contraddizione caratteriale, culturale e ideologica, che l’ultimo pronipote in linea retta ha raccontato grazie all’immenso patrimonio documentario conservato nell’archivio di famiglia e mescolato ai ricordi d’infanzia.

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DELINQUENTI

Il dato saliente dei provvedimenti repressivi comminati a diciassette militanti dei centri sociali palermitani Anomalia ed ExKarcere risiede nell’accusa di aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata a una serie di reati. In questo modo, la Procura della Repubblica di Palermo ha derubricato al rango di mera “criminalità” fatti e situazioni legati all’impegno politico delle compagne e dei compagni colpiti dalla repressione.
La manovra è abile: partecipare alle lotte sociali costituirebbe di per sé un turbamento dell’ordine pubblico, proprio perché l’ordine difeso dalla magistratura è quello fondato sulle iniquità e le sopraffazioni nelle quali Palermo è immersa fino al collo.
Sbaglia, dunque, chi pensa che l’accusa non abbia un suo valore politico. A essere contestato è proprio il concetto di «associazione», ovvero il fatto stesso di associarsi condividendo idee e pratiche comuni. Si tratta, in definitiva, di una sottile e pericolosissima manovra repressiva che senza evocare esplicitamente i reati di opinione, colpisce comunque al cuore la libertà di associazione, di espressione, di partecipazione, di lotta. Una chiara intimidazione rivolta a tutte le realtà sociali e politiche di questa città che aspirino, in diversa misura, a un cambiamento reale, e in meglio, della società in cui viviamo.
È per tutti questi motivi che alle militanti e ai militanti di Anomalia ed ExKarcere va la nostra piena solidarietà.

Libert'(A)ria – spazio di cultura

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I sogni nascono all’alba – le strade, il mare, il cielo di Salvatore Rizzuto Adelfio

Anche Libert’Aria aderisce con entusiasmo all’iniziativa “I sogni nascono all’alba”, in ricordo di Salvatore Rizzuto Adelfio.
Per l’occasione, la casa degli anarchici e dei libertari palermitani sarà aperta nei giorni 29, 30, 31 Ottobre e 3 Novembre, dalle 18.00 alle 20.00, con l’esposizione di due fotografie di Salvatore.

Qui tutte le informazioni utili su “I sogni nascono all’alba” – le strade, il mare, il cielo di Salvatore Rizzuto Adelfio:

http://altroquandopalermo.blogspot.it/2014/10/i-sogni-nascono-allalba-le-strade-il.html

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Cronache dal Brasile invisibile

Spenti i riflettori sul Mondiale di calcio, il Brasile continua a fare i conti con le sue contraddizioni: povertà cronica e boom economico, lotte sociali e repressione, disuguaglianze e spinte libertarie.
Ne parleremo con Salvo Vaccaro, docente di Filosofia politica all’Università di Palermo, di ritorno da un viaggio in Brasile tra facoltà universitarie, centri sociali, spazi occupati.

MERCOLEDI’ 23 LUGLIO ORE 19.00

GIARDINO DEI GIUSTI, VIA ALLORO -PALERMO

Libert’Aria – spazio di cultura

***

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Signora Libertà, signorina Anarchia – Ricordando Fabrizio De André

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L’anarchismo oggi. Un pensiero necessario – Presentazione dell’annuario 2014 di Libertaria (Mimesis edizioni)

Libertaria

 

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IN CAPO AL MONDO – Il cinema sovversivo di Tinto Brass

tinto

C’è un Tinto Brass dimenticato o sconosciuto, che merita di essere riscoperto. È il giovane regista degli anni Sessanta e Settanta, che, dopo aver lavorato con Roberto Rossellini e Joris Ivens, inizia a girare film liberi e belli, ispirati dalla migliore commedia all’italiana, dal gusto per la ricerca documentaristica, dall’inventiva della Nouvelle Vague francese.

Libert’Aria, spazio di cultura nel cuore di Palermo, propone tre pellicole nell’ambito di una rassegna dedicata all’irriverente regista veneto.

Il terzo e ultimo appuntamento, Giovedì 20 marzo in via Lungarini 23 alle ore 20, è dedicato alla proiezione di “Chi lavora è perduto” (Italia/Francia 1963). La proiezione sarà preceduta da un aperitivo alle 19.

Il film è un lungo monologo interiore del suo protagonista, Bonifacio, un giovane disoccupato, allergico al lavoro e alle convenzioni sociali, che gira per Venezia, ricordando alcuni momenti della sua vita (l’infanzia, i genitori, il militare e la ex fidanzata).
Opera sperimentale e irregolare, “Chi lavora è perduto” è un film che lascia il segno ancora oggi: Brass mostra di rifiutare qualunque ideologia, celebra una visione dell’esistenza improntata al carpe diem, e privilegia una narrazione fatta di flashback rapidi e folgoranti che assecondano perfettamente lo spirito anarchico del protagonista. Cast originale con Sady Rebbot (attore del godardiano “Questa è la mia vita”), Pascale Audret, Franco (Kim) Arcalli e Tino Buazzelli. Curatissima la fotografia in bianco e nero (ma il colore compare nella sequenza del funerale comunista). Bella la colonna sonora di Piero Piccioni, che si mescola ad alcuni successi pop anni ’60 (Rita Pavone su tutti). Il film ebbe tantissimi problemi con la censura, ma Brass non tagliò nemmeno una scena, limitandosi solo a cambiare il titolo, da “Chi lavora è perduto” a “In capo al mondo”. Anche la critica del tempo, però, rimase non poco scandalizzata e disorientata.

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“Di Libri e di tesori”, qualche foto

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LIBERT’ARIA A “DI LIBRI E DI TESORI”

viedeitesori_2Lo Spazio di cultura Libert’Aria parteciperà a Di Libri e di tesori, rassegna dell’editoria organizzata da Navarra editore, nell’ambito della manifestazione intitolata Le vie dei tesori, che si terrà nei giorni 11, 12 e 13 ottobre 2013 nei locali della facoltà di Giurisprudenza in via Maqueda a Palermo.

Di libri e di tesori seguirà i temi-guida della manifestazione, concentrandosi, in particolare, su quello dell’Eresia.

E quale pensiero, se non quello anarchico e libertario, può raccontare meglio l’attitudine eretica dell’affermazione della libertà umana contro ogni dogmatismo e contro ogni potere?

Nel corso della manifestazione, si affronterà il tema dell’eresia intesa in senso largo come “viaggio in direzione ostinata e contraria”, attualizzata al presente e declinata in ogni sfaccettatura, dalla religione all’economia, dal sesso all’impegno sociale.

Libert’Aria, spazio culturale e di impegno politico nel cuore della città di Palermo, proporrà le produzioni di Eleuthera, Zero in condotta, Sicilia Punto L e La Fiaccola, tutte realtà editoriali indipendenti che hanno in comune lo stesso anelito al libero pensiero, all’indipendenza di giudizio, al pensiero critico, all’urgenza di una società altra e, possibilmente, migliore.

Libert’Aria – spazio di cultura

Via Lungarini, 23 (vicino piazza Marina)

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A Salvatore Rizzuto Adelfio

“Randagio è l’eroe”
(Giovanni Arpino)

A Salvatore Rizzuto Adelfio

Te ne sei andato per altri luoghi, lasciandoci il dovere dell’amore e della libertà.
Tu che non ti sei sottomesso ai militari.
L’Altroquando è un luogo dove si è pensato e creato.
Uno spazio dentro una città feroce, un qualcosa che ci dice che altre città sono possibili.

Al tuo compagno di vita, ai tuoi familiari, ai tuoi compagni di strada va il nostro affetto.

“Va’ dove va il tuo cuore”

Un bacio, Salvo.

Spazio di Cultura Libert’aria – Palermo

Salvatore

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PALERMO PRIDE 2013 ORGOGLIO U$A E GETTA

Mentre sono in corso di svolgimento le giornate del Palermo Pride nazionale, non possiamo nascondere il nostro profondo disagio nei confronti di una scelta del comitato organizzatore che non esitiamo a definire gravissima, sia da un punto di vista etico, sia da un punto di vista politico.
A dispetto di quanto dichiarato nel documento di presentazione (in cui si afferma che [nel Pride] tutte le battaglie di Libertà trovano una casa comune), le manifestazioni di quest’anno sono marchiate dalla presenza di un padrino a dir poco ingombrante che ha davvero poco a che fare con la libertà.

Per chi non lo sapesse (e sono in pochi, a Palermo, a non saperlo) il Pride si avvale del patrocinio dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America. Una scelta assurda, alla luce del fatto che qui in Sicilia, ormai da anni, è in corso una lotta durissima proprio contro gli interessi militari degli USA che vogliono costruire il MUOS, una potente infrastruttura bellica dall’impatto ambientale devastante che si aggiungerebbe alle altre basi statunitensi che umiliano il territorio siciliano.
Questo patrocinio è un’astuta mossa perfettamente in linea con la “neolingua” statunitense, la stessa “neolingua” con la quale, in senso orwelliano, ci si erge a paladini dei diritti civili e delle libertà mentre si impone un serrato controllo sociale ai propri cittadini, oppure si promuove un’immagine rassicurante e politicamente correttissima mentre si esporta il proprio dominio con le guerre e la prevaricazione.

In questo senso, dare all’ambasciata USA la possibilità di rifarsi la reputazione attraverso le rivendicazioni delle persone LGBTIQ è stato semplicemente vergognoso.

Non è qui in discussione la consolidata attitudine a cercare patrocini da parte di enti locali e istituzioni: ciascuno organizza le proprie iniziative come meglio crede.
Ma se il patrocinio del Comune di Palermo o della Regione Siciliana possono risultare comprensibili per una manifestazione che si svolge a Palermo e in Sicilia, davvero non si capisce cosa c’entri l’ambasciata degli Stati Uniti d’America.

Certo, se si pensa alla rivolta di Stonewall e a come nacque il movimento di liberazione gay, è evidente che siamo ben lontani da quella tensione etica.
La realpolitik e la mercificazione delle relazioni sociali si impongono ovunque, persino nell’organizzazione di un evento come il Pride.
Sappiamo bene che all’interno dell’associazionismo LGBTIQ sono in molti a provare imbarazzo e insofferenza per questi elementi a dir poco critici e contraddittori.
Da anarchiche e anarchici, ribadiamo la nostra solidarietà nei confronti di tutte le battaglie civili e di libertà, e auspichiamo che all’interno del movimento LGBTIQ palermitano e siciliano si inneschi un dibattito chiarificatore a beneficio della credibilità e del buon nome di una lotta che è patrimonio di tutti gli individui liberi, senza distinzione, e non certo delle grigie nomenclature degli stati guerrafondai.

Spazio di Cultura Libert’Aria

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L’ANARCHISMO A TEATRO

8giugno

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FOCU DI MUNCIBEDDU – Storie, immagini, musiche sulla Sicilia in rivolta

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione di “Bandite” di Alessia Proietti (2009)

Il documentario “Bandite” restituisce alla storia della Resistenza italiana, quella lotta di liberazione che fu anche espressione di parità e di eguaglianza tra i generi; quel momento in cui le donne escono dal ruolo storico di madre, casalinga e sposa per assumere quello di bandita, clandestina, partigiana.bandite_libertaria
Le donne non furono, come la storiografia ufficiale ci riporta, solo assistenti dei partigiani, cuoche o infermiere. In molte furono guerrigliere, pronte a imbracciare le armi per la liberazione di tutte e tutti.
Non solo il recupero di una parte della memoria storica, spesso lasciata nell’oblio, ma anche una sua ri-contestualizzazione per l’analisi del presente e come esempio per il rinnovamento sociale e politico del futuro.

Bandite
di Alessia Proietti (2009)

mercoledì 24 aprile, ore 19:30
Spazio di Cultura Libert’Aria (via Lungarini 23 – Palermo)

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“30 febbraio” – reading sull’Utopia

Ospitiamo con piacere le Letture Maledette per questo appuntamento a sostegno della manifestazione nazionale NO MUOS a Niscemi il 30 Marzo. Alle 19:30 ci sarà un aperitivo rinforzato, per poi alle 21:00 cominciare il reading, accompagnato dalle note dei Sonora Mediterranea.

30 febbraio, che giorno è? Che è successo di importante il 30 febbraio? Chi è nato, chi è morto, quale anniversario dobbiamo ricordare? Il 30 febbraio è decisamente un giorno speciale: quello in cui tutto sarà a posto, e finalmente saremo tutti felici. È il giorno perfetto per utopisti, sognatori e anarchici. È più di una data: è una sfida. A chi dice che è impossibile, a chi non ci crede e ti prende in giro, a te stesso. Per non fermarti mai, per andare sempre un po’ più in là, che non basta il 29, deve essere proprio il 30 febbraio. Certo, Utopia è lontana, ma chissà che cosa troveremo se intanto iniziamo a camminare…

30 febbraio

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione di “Paragrafo 175” di Rob Epstein e Jeffrey Friedman (2000)

Giovedì 21 febbraio alle 20.00, presso lo Spazio di Cultura Libert’Aria di via Lungarini 23 a Palermo, sarà proiettato “Paragrafo 175”, film del 2000 diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, e raccontato da Rupert Everett.

La proiezione sarà preceduta da un aperitivo (alle 19,00).

Di seguito, breve sinossi della pellicola.

***

paragrafo175_libertariaInsieme allo sterminio del popolo ebraico, il nazismo si è scagliato con folle violenza contro ogni tipo di diversità, a cominciare dall’omosessualità (che però, ma questo è un altro discorso, veniva largamente praticata dai nazisti stessi).

Questo film raccoglie la testimonianza di diversi uomini e donne che furono arrestati dai nazisti per omosessualità in base al paragrafo 175, la legge contro la sodomia del codice penale tedesco, che risaliva nella prima stesura al 1871, e che fu inasprita da Hitler..
Tra il 1933 e il 1945, 100.000 persone furono arrestate in base al paragrafo 175. Alcuni di essi vennero imprigionati, altri mandati in campo di concentramento. Solo 4.000 sopravvissero.
Nel 2000, si sapevano ancora in vita meno di dieci di questi uomini. Cinque di loro uscirono allo scoperto nel documentario e raccontarono le loro storie, considerate le ultime del Terzo Reich rimaste ancora sconosciute, per la prima volta.

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione de “Il labirinto del fauno” di Guillermo del Toro (2006)

Spagna 1944. L’esercito franchista sta piegando le ultime frange di resistenza alla “normalizzazione” del paese, ormai quasi totalmente sotto il controllo di Franco. Carmen, una giovane vedova, ha sposato Vidal, un capitano dell’esercito, e lo raggiunge assieme alla labirintofauno_libertariafiglia dodicenne Ofelia. La bambina soffre per la presenza dell’arrogante patrigno, così il suo rifugio è costituito dal mondo delle fiabe che si materializza con la presenza di un fauno che le rivela la sua vera identità. Lei è la principessa di un regno sotterraneo. Per raggiungerlo dovrà superare tre prove pericolose.
Del Toro definisce il fascismo “una perversione dell’innocenza dell’infanzia” ma Il labirinto del fauno contrappone il locus horridus della Storia al paradiso perduto della fanciullezza.

Giovedì 14 febbraio alle ore 20 – via Lungarini 23
La proiezione sarà preceduta da un aperitivo (alle 19)

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione de “Il giardino di limoni” di Eran Riklis (2008)

I vicini di casa possono essere molto invadenti. Quando poi si tratta del Ministro della Difesa israeliano, non parliamone.
Salma è palestinese, vive da sola in Cisgiordania. La sua unica preoccupazione è la cura del giardinolimoni_libertariagiardino di limoni che ha ereditato dalla famiglia, delizia per il sostentamento ma croce per il nuovo vicino di casa, il ministro Navon, che vede negli alberi di Salma un ottimo nascondiglio per progettare attacchi terroristici. Gli alberi vanno abbattuti ma Salma non vuole rinunciare ai suoi limoni e, con l’aiuto del giovane avvocato Ziad e il sostegno a distanza di Mira, la moglie del ministro, inizierà una dura battaglia legale.
La costruzione del muro di Israele, il recinto del giardino di limoni, il coprifuoco che blocca la strada sono le immagini di una sceneggiatura ostinata che vuole togliere le barriere, fisiche e spirituali, di un conflitto senza fine.

Giovedì 7 febbraio alle ore 20 – via Lungarini 23
La proiezione sarà preceduta da un aperitivo

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Il cinema di Libert’Aria: programmazione di febbraio

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Presentazione de “IL BUCO NERO DEL CAPITALISMO – Critica della politica e prospettive libertarie”

Venerdì 11 Gennaio, ore 17:00
Auditorium RAI
viale Strasburgo, 19 Palermo
Presentazione de
IL BUCO NERO DEL CAPITALISMO
Critica della politica e prospettive libertarie

di Antonio Cardella, Alberto La Via, Angelo Tirrito, Salvo Vaccaro
L’incontro con gli autori sarà introdotto da Enzo Macaluso, redattore di Cyberzone

***
Da alcuni anni il mondo occidentale è scosso da alcune convulsioni economiche e finanziarie che ripercuotono i propri effetti deleteri tanto nella sfera politica, sempre più sottratta ai processi di rappresentazione democratica per venire sostituiti da formule elitarie di governance sovranazionale, quanto nella sfera quotidiana della cittadinanza, sempre più derelitta a fronte di politiche tese a deprivare i popoli sia di risorse materiali – lavoro vivo, salari, pensioni, redditi autonomi – sia di investimenti simbolici – un futuro per le giovani generazioni sottoposte alla precarizzazione endemica e disperata. Siamo di fronte all’ennesima crisi del capitalismo mondiale da cui esso uscirà con una ennesima metamorfosi espansiva? Siamo di fronte ad un cambio di pratiche paradigmatiche del sistema capitalistico, arrivato al punto di consunzione annichilente? Siamo di fronte ad una mutazione della politica in senso post-democratico dei paesi in fase di passaggio da una posizione di egemonia planetaria ad una di subordinazione a nuove potenze egemoni nell’immediato futuro? Siamo di fronte, infine, ad uno scenario in cui la rivoluzione mondiale irrompe prepotentemente sul palcoscenico della storia del XXI secolo ma sotto forme ancora da comprendere e da praticare dagli oppressi in ogni latitudine?

I saggi contenuti in questo libro si sforzano di delineare una ipotesi di lettura non solo descrittiva, ma suggeriscono altresì la necessità di cambiare lenti di vista e di progettualità.

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TI RICORDI CHI E’…STATO?

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione di “Zero in condotta” di Jean Vigo

Finiscono le vacanze ed è tempo per alcuni ragazzini di ritornare al collegio, luogo austero dove i tutori gli infliggono punizioni severe e li privano della libertà e della creatività. Quattro ragazzi, puniti con uno “zero” in condotta, decidono di ribellarsi. Si scatena così una battaglia il giorno della festa del collegio, dove gli adulti hanno la peggio e i ragazzi possono correre per i tetti, finalmente liberi.

***
Jean Vigo, regista francese dalla carriera brevissima perché stroncata dalla tubercolosi, è stato tuttavia punto di riferimento per varie generazioni di cineasti: ad esempio, tutta la Nouvelle Vague gli deve tantissimo. L’esordio di Truffaut nei Quattrocento colpi è profondamente debitore a Zero in condotta, nella rappresentazione giocosamente eversiva dell’infanzia che non manca di possedere più di una punta di malinconia. Aperto e concluso da due scene da antologia, è anche allegro e surreale nel suo fanciullesco amore per il cinema e, più in generale, per la libertà, intesa anche come possibilità di sbertucciare il potere, chiunque lo rappresenti. Fu anche per questo che non piacque alle autorità francesi, che lo bollarono come “anti-patriottico” per sdoganarlo soltanto dopo la guerra.

ore 19:00 aperitivo rinforzato
ore 21:00 proiezione

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La guerra di Piero – serata antimilitarista

Spazio di Cultura Libert’Aria e Letture Maledette presentano:
La guerra di Piero – serata antimilitarista.
Iniziativa a sostegno del Comitato di base NO MUOS di Palermo.

“La guerra di Piero non è solo la sua, è la guerra di tutti noi. Quella che facciamo quando volano gli aeroplani e quando vola lo spread. Quella che ci facciamo tra poveri, perché qualcuno possa continuare a stare in alto. Quella che ci fanno quando ci cadono addosso bombe spesso più intelligenti di chi le ha lanciate.
Possiamo scegliere di combattere questa guerra; o disertare perché nessuna guerra sia mai più combattuta.”

venerdì 30 novembre 2012

ore 19:30 aperitivo rinforzato
ore 21:00 Letture Maledette

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25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che recentemente è stata dichiarata un’emergenza dall’ONU. Fanno ovviamente riferimento alla violenza di genere, ossia quella esercitata da uomini su fidanzate, mogli, figlie, compagne; emblematico il caso, qui a Palermo, della povera Carmela Petrucci, uccisa a coltellate per difendere la sorella dall’aggressione dell’ex fidanzato che le attendeva sotto casa. E ogni caso ci si affretta a etichettarlo quale raptus, a dire che in fondo “era un bravo ragazzo”, senza volere scoprire le cause che lo hanno originato. Cause che possiamo ritrovare nella cultura nazionalista, sessista, razzista, in definitiva fascista in cui siamo immersi: che porta a uccidere perché “o mia o di nessuno”. La ragazza è sua, di sua proprietà, e non può ribellarsi a tale stato. È quella violenza che uccide una donna ogni tre giorni, dall’inizio dell’anno; per far fronte alla quale si cerca di unire in un “patto di genere” tutte le donne in quanto tali, a prescindere dalle specifiche differenze, contro un nemico comune rappresentato dai maschi. Applicando tale criterio, chiunque ad esempio critichi una donna per, ad esempio, le sue posizioni politiche è automaticamente contro le donne e complice del maschilismo. Questo semplicistico assioma binario (donne buone per natura, maschi cattivi e violenti per natura) non tiene conto delle altre violenze, oltre quella fisica, che vengono compiute ogni giorno sulla pelle delle donne. La prima che salta all’occhio, direttamente connessa alla violenza di genere, è quella economica: consiste sia nella generale diffusione di forme di lavoro “deboli” come quello precario che non comportano garanzie di diritti (alle ferie, alla malattia, alla pensione, ecc.), anche perché spessissimo in nero, sia nella specifica riduzione dei salari alle donne, a parità di lavoro svolto mediamente pagate il 30% in meno dei loro colleghi maschi. La combinazione di questi fattori porta alla dipendenza economica (dai genitori, dal partner) e impedisce di raggiungere l’autonomia. Sul piano pratico costituisce un’arma in più nelle mani di un marito, fidanzato, compagno violento per tenere ancorata a sé la propria vittima (“Ti sbatto fuori di casa!”) e comunque per avere un potere ulteriore su di lei. Gli autori di violenza economica sono certamente trasversali ai generi: basti pensare al ministro Fornero e alle proposte, in materia, del governo Monti. Ma, in nome del suddetto patto di genere, non si possono criticare in quanto donne e quindi buone per natura. Sul piano etico e dei diritti civili, inoltre, come possiamo considerare i ripetuti e ormai quasi quotidiani attacchi alla salute e all’autodeterminazione delle donne, portate avanti dallo Stato e dalle gerarchie ecclesiastiche, se non come ennesima violenza? Non è forse violenza quando si nega una educazione sessuale effettiva, metodi contraccettivi facili e rapidamente disponibili per tutti/e (basti pensare al rifiuto di prescrivere la “pillola del giorno dopo” o all’obiezione di coscienza per i farmacisti), il diritto ad un aborto sicuro? A proposito di quest’ultimo punto, fioriscono in tutta Italia i decreti delle regioni per fare entrare il famigerato Movimento per la Vita nei consultori (in Veneto firmata anche dalla candidata alle primarie del PD Laura Puppato), mentre si tagliano i fondi ai centri antiviolenza costretti a chiudere (quei pochi che ancora restano).
E non è, ancora, violenza sulle donne ogni volta che se ne riduce la sessualità a due stereotipi, o madre casta e santa o puttana? Per le lesbiche, alla violenza che subiscono in quanto donne si aggiunge quella che subiscono in quanto omosessuali, sia in fatto di diritti negati, sia per vere e proprie aggressioni squadristiche da parte di soggetti dichiaratamente fascisti. Per non parlare della violenza razziale che subiscono le migranti che, qui, si vedono costrette ad esercitare la prostituzione, esposte alla violenza dei clienti e dei loro sfruttatori o a quella dei poliziotti, quando vengono arrestate in qualche retata e poi portate nei C.I.E.( Centri di Identificazione ed Espulsione), autentici lager della democrazia, dove spesso vengono stuprate e picchiate se osano ribellarsi.
Non possiamo sperare che questo desolante quadro sia migliorato dall’alto o attraverso le aule dei tribunali. Dobbiamo costruire delle relazioni antiautoritarie, orizzontali, liberate e liberatorie che sovvertano questa cultura opprimente. Solo così riusciremo a eradicare la violenza sulle donne.

Spazio di Cultura Libert’Aria – Palermo

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DAL LIBERO PENSIERO AL PENSIERO LIBERO: RUDOLF STEINER E LA FILOSOFIA DELLA LIBERTÀ

DAL LIBERO PENSIERO AL PENSIERO LIBERO:
RUDOLF STEINER E LA FILOSOFIA DELLA LIBERTÀ

a cura di Cristiano Gilardi
introduce Salvo Vaccaro (Università di Palermo)

Sabato 24 novembre 2012 ore 18,00
Libreria “Garibaldi” – Via A. Paternostro 46

con la collaborazione di: Spazio di Cultura “Libert’Aria”

Rudolf Steiner (1861-1925) ha integrato le moderne scienze naturali con un’indagine scientifica del mondo spirituale. La sua «Antroposofia» rappresenta, nella cultura odierna, una sfida unica in vista del superamento del materialismo, questo vicolo cieco nel quale si è ficcata l’evoluzione umana.
Spirito critico e controcorrente, Steiner ha subìto la censura della cultura dominante. Questo perché molti uomini arretrano di fronte alla scelta, che ogni uomo prima o poi deve fare, tra potere e solidarietà, tra denaro e spirito.

«La natura fa dell’uomo semplicemente un essere di natura; la società ne fa un essere che agisce secondo date leggi; egli può diventare un essere libero solo per forza propria»

(Rudolf Steiner, La Filosofia della Libertà, 1894)

 

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione di “Valzer con Bashir” di Ari Folman

Continua la cinerassegna allo Spazio di Cultura Libert’Aria

Questa settimana verrà proiettato “Valzer con Bashir“, di Ari Folman.
Un film contro la guerra e contro il militarismo.
In solidarietà al popolo palestinese.

Una sera, in un bar, un vecchio amico racconta al regista israeliano Ari Folman un incubo ricorrente nel quale 26 cani feroci lo inseguono. Lo stesso numero di animali, ogni notte.
I due giungono alla conclusione che cè un legame tra l’incubo e la loro missione nelle file dell’esercito israeliano durante la prima guerra del Libano, all’inizio degli anni ’80.
Ari si sorprende a scoprire di non ricordare niente di quel periodo della sua vita.
Ma anche se puoi dimenticare il passato, il passato non si dimentica di te.

venerdì 23 novembre alle 21:00
Spazio di Cultura Libert’Aria – via Lungarini 23 (vicino piazza Marina)

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Il cinema di Libert’Aria: Bronte – Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

Sicilia 1860, arriva Garibaldi, per le classi contadine sembra arrivare la libertà dal regime feudale. Garibaldi ha promesso la riforma agraria, la ridistribuzione delle terre ma davanti alla mancata attuazione di questa riforma i contadini di Bronte si ribellano: bruciano le case dei nobili e ridistribuiscono le terre. Tutto finirà con la repressione da parte di Nino Bixio, generale dei Mille, che per sedare la rivolta procederà a fucilazioni sommarie.
Questo film racconta una storia, di contadini, di fame, del tradimento da parte dei Mille delle promesse fatte alla povera gente.

Domenica 4 Novembre
dalle 21:00 proiezione del film


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Martin Scorsese a Libert’Aria

Giovedì 25 ottobre alle 21,00, allo Spazio di Cultura Libert’Aria di via Lungarini 23 a Palermo, nuovo appuntamento con il cinema d’autore sul filo della libertà declinata al femminile.

Sarà proiettato America 1929: sterminateli senza pietà, pellicola di Martin Scorsese del 1972.

La proiezione sarà preceduta, alle 19,00 da un aperitivo rinforzato.

Basato su una vera autobiografia, il film racconta le avventure di Bertha Thompson, una ragazza americana che fa amicizia con un sindacalista e un baro nel periodo della Grande Depressione; insieme fanno una serie di rapine ai treni e in banca per uscire dalla crisi. Le loro idee però possono mettere in pericolo la loro vita.

Il vagabondo on the road, suggestivo personaggio della storia e del mito americani, è sempre stato considerato in vesti maschili. Ma nelle memorie di Bertha Thompson, vagabonda per nascita e per vocazione, si rivela invece un ambiente straordinario e poco noto: quello delle donne sulla strada, le sisters of the road. Figlia di una coppia di radicali, sostenitori del libero amore, Bertha cresce nei primi decenni del Novecento tra operai delle ferrovie, vagabondi e agitatori politici, in luoghi marginali ma vivacissimi dove «ogni sera si discute di sesso, scioperi e socialismo». A quindici anni è già da sola sulla strada, curiosa e coraggiosa, viaggiando clandestina sui treni alla ricerca di libertà e avventura.
Compagna di anarchici e sindacalisti, amica e amante di poeti rivoluzionari, di ladri e intellettuali, “Box-Car” Bertha è vagabonda di professione, ladra, prostituta, assistente sociale, madre ma soprattutto e sempre “sorella della strada”.
Le pagine più belle della sua storia sono dedicate proprio alle sue compagne di vagabondaggio: sono donne in fuga dalla famiglia, militanti politiche, agitatrici sindacali, sbandate, ladre, alcolizzate e puttane, legate da una “sorellanza” ben diversa da quella delle femministe borghesi della stessa epoca.

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IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO – Parole e immagini dal G8 di Genova in solidarietà alle vittime della repressione

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Letture Maledette a Libert’Aria

Domani, venerdì 21 settembre, alle 21.00 in via Lungarini 23, avremo il piacere di ospitare un nuovo appuntamento di Letture Maledette. Tema dei racconti che verranno letti: “Dietro le sbarre“. Da parte nostra, cogliamo l’occasione per dedicare la serata agli anarchici bielorussi detenuti e a tutti i prigionieri politici che stanno subendo la feroce repressione del presidente-dittatore Lukashenko. Anche Amnesty International non è rimasta indifferente alla situazione dei diritti umani in Bielorussia. Per chi volesse sapere qualcosa di più su questa vergognosa vicenda, segnaliamo il seguente link con l’appello alla solidarietà dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche:

http://www.umanitanova.org/solidarieta-con-i-prigionieri-anarchici-biellorussi

Vi aspettiamo!

Spazio di Cultura Libert’Aria

Via Lungarini, 23 – Palermo

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MASCHI CHE ODIANO LE DONNE

Novanta donne sono state ammazzate dall’inizio dell’anno, più due uomini e tre bambini come vittime collaterali. Praticamente una ogni due giorni.
Le donne assassinate dalla violenza “domestica”(quelle dei famosi delitti “passionali”, o “d’onore” come si chiamavano fino al 5 settembre 1981) che noi contiamo sono solo quelle di cui abbiamo notizia, dato che non esiste in Italia un osservatorio o un’altra struttura simile su questo fenomeno.

Uccise perché cercavano di scappare a situazioni insostenibili, perché c’erano riuscite o ci avevano solo provato. E poi ammazzate la seconda volta quando i giornalisti giustificano l’assassino, sprecando espressioni come “raptus di gelosia” “incapacità di reagire all’abbandono della moglie” o cercando di suscitare empatia nei suoi confronti; non spendendo una sola parola sul dramma di essere importunate, controllate, seguite o aggredite vissuto dalle mogli, fidanzate, compagne di questi uomini violenti. Loro sono solo quelle che abbandonano uomini fragili, quelle che hanno la presunzione di rifarsi una vita e quindi sotto sotto se lo meritano pure. Ogni volta si sottolinea l’assoluta eccezionalità del fatto: è sempre un raptus di follia del singolo senza correlazione con gli altri delitti analoghi.

Perché non c’è la volontà di andare oltre: chi ha armato la mano dell’assassino? È la cultura nazionalista, razzista, sessista e in definitiva fascista da cui siamo circondati. Quella che “tranne mia madre e mia sorella sono tutte puttane”, fa ritenere un rapporto di coppia un rapporto di possesso e la gelosia una dimostrazione di amore. Lo stesso ambiente che fornisce terreno fertile per l’approvazione di nuove leggi securitarie per militarizzare ancora di più il territorio e rispondere alle esigenze delle persone con la repressione. Si stanno preparando ad ammazzarle la terza volta: quando in nome di quelle donne (mogli, fidanzate, compagne) sarà approvata una legge che inasprisca le pene (e già i rigurgiti giustizialisti non sono mancati in questi giorni) e continui ad alimentare quella cultura autoritaria che ogni due giorni uccide una donna.

La risposta alla violenza maschile non è aumentare la violenza dello Stato, che ne trae vantaggio sia per giustificare il suo controllo sulle nostre vite con la scusa della “sicurezza”, sia perché l’oppressione patriarcale è funzionale allo Stato, fornendo una repressione capillare e demandando ad ogni maschio la funzione di “poliziotto” della propria moglie, fidanzata, compagna.
Non possiamo aspettarci che dall’alto cali la soluzione, o che questa passi dalle aule dei tribunali. Siamo noi in prima persona a dovere fondare culture e relazioni che siano liberate e liberatorie da tutte le oppressioni, per un mondo di libertà ed eguaglianza!

Spazio di Cultura Libert’Aria

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19 LUGLIO 1936 – L’Anarchia all’ordine del giorno

giovedì 19 luglio 2012

ore 19.00

Palermo, Via Lungarini 23

Aperitivo iberico (tapas, sangria, ecc.) e proiezione del film “Libertarias” di Vicente Aranda (Spagna, 1996)

Sinossi del film:
Nei primi giorni della guerra civile spagnola, una giovane suora fugge dal suo convento, incontra un gruppo di miliziane anarchiche che fanno parte dell’organizzazione “Mujeres Libres” (Donne Libere). Comincia il drammatico ed esaltante viaggio verso Saragozza, tra i rigori della guerra, le speranze e le grandi conquiste della rivoluzione sociale spagnola del 1936.

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23 GIUGNO CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

L’unica risposta che il Potere sa dare alla società è la repressione, perché è la sola che gli conviene. Domande diverse ricevono risposte uniformi: cariche della polizia a New York, nel 1969 allo Stonewall Inn (a proposito: è per tener viva la memoria della resistenza allora opposta che si celebra ogni anno il Gay Pride in moltissime città del mondo); retate di prostitute clandestine deportate nei C.I.E. (veri e propri lager della ‘democrazia’) e a volte lì stuprate, come è successo a Joy a Torino, con l’unica colpa di essere ricattate e sfruttate; sgombero del centro sociale “Anomalia” da parte del Rettore Lagalla (uomo per tutte le stagioni: prima “sceriffo”, poi “Magnifico Posteggiatore”, e adesso patrono e difensore strenuo dei “diritti civili”).
Peraltro, la repressione non è solo quella evidente, macroscopica e grossolana della polizia: quella microscopica e capillare, il controllo sui desideri, sulle aspirazioni e sui comportamenti di ogni individuo sono demandati ed esercitati dalla cultura nazionalista, razzista, sessista, in definitiva fascista, da cui siamo circondati. Quella stessa cultura del “tranne mia madre e mia sorella sono tutte puttane” che giustifica i ‘femminicidi’ (in Italia ogni tre giorni muore una donna per mano del marito, compagno, ex, fratello, padre: nella nostra regione sono state uccise due ragazze nigeriane, una in via Filippo Juvarra e una a Misilmeri) e colpevolizza le vittime di stupro (“se ti hanno stuprato la colpa è tua; te lo sei cercato”).
Repressione normalizzante che, macroscopica o capillare che sia, colpisce tutti i modelli di famiglie che non prevedano un maschio, bianco, eterosessuale e cattolico con una donna altrettanto bianca, eterosessuale e cattolica e più figli possibili. Perché anche la semplice richiesta di avere riconosciuta la propria esperienza e il proprio vissuto è un atto di rivolta, una sfida al Potere.
Appare dunque evidente che è del tutto impossibile aspettarsi qualcosa di buono dal Potere, politico o religioso che sia. Nella migliore delle ipotesi esso neutralizza qualunque esistente, comunque sospetto, quindi lo assorbe e lo metabolizza facendo in modo che risulti innocuo a fronte della legittimità della propria egemonia. Qualunque affermazione, individuale o collettiva, è possibile solo fuori e contro di esso. Ecco perché bisogna costruire dal basso una cultura liberata e liberatoria: per consentire la massima espressione dell’individuo.

Spazio di Cultura Libert’Aria

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L’ITALIA È UNA REPUBBLICA FONDATA SULL’INGIUSTIZIA

Neanche i terremoti e le loro tragiche conseguenze riescono a fermare la macchina autocelebrativa del potere. A nulla sono valsi gli appelli dei cittadini affinché le istituzioni dimostrassero un briciolo di decoro e di buon senso. Il 2 giugno, la Festa della Repubblica si celebra lo stesso, a Roma come in altre località. E pazienza se l’Emilia è in ginocchio, se sono morte delle persone, se i paesi sono distrutti e ci sono migliaia di sfollati.

I morti dell’Emilia erano quasi tutti operai. Schiacciati sotto le lamiere di capannoni industriali afflosciati su se stessi come castelli di carte. In Italia si crepa spesso in questo modo, mentre si lavora. Non consola il fatto che si sia trattato di un evento naturale e imprevedibile (ma neanche tanto). Le fabbriche crollate non avevano i requisiti di sicurezza necessari perché la mappatura delle zone a rischio sismico è superficiale e incompleta, e queste strutture erano state realizzate al di fuori delle norme in materia.
In questo paese, l’indifferenza della natura è amplificata dalla trascuratezza degli uomini.
Gli effetti delle alluvioni, delle frane, dei terremoti diventano ancora più devastanti perché l’Italia scricchiola in tutte le sue articolazioni, perché si costruisce male e dove non si dovrebbe, perché dietro a tutto c’è sempre e soltanto la logica del profitto e dello sfruttamento intensivo dei territori e delle risorse.

Gli operai morti in Emilia erano tornati nelle fabbriche, tra una scossa e l’altra, per paura di perdere il lavoro, per portare avanti la produzione a tutti i costi e mantenere oliato l’ingranaggio dello sfruttamento, anche a rischio dell’incolumità personale. Molti degli operai morti in Emilia erano immigrati, vittime del doppio ricatto legato al salario e alla necessità di non perdere, con il lavoro, anche il permesso di soggiorno. Alla fine, le fabbriche sono diventate le loro tombe.

Adesso bisognerà vigilare affinché non si ripetano gli scenari già visti negli ultimi anni in circostanze simili (come all’Aquila): militarizzazione del territorio, mancata ricostruzione e deportazioni di interi nuclei famigliari dalle loro case e dai loro paesi.
Solo con la solidarietà, il mutuo soccorso e appoggio possiamo rivendicare la priorità alla difesa della vita umana contro la logica del profitto. Solo con l’autogestione nei luoghi di lavoro e nel territorio potremo realizzare una effettiva prevenzione verso eventi naturali che purtroppo, per negligenza e logica affaristica, assumono dimensioni di devastazione e lutto verso le popolazioni colpite.

Spazio di Cultura Libert’Aria

Info sugli aiuti ai terremotati: http://www.umanitanova.org/terremoto

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AVERE VENT’ANNI

Nel 1992 Giovanni Falcone divenne vittima sacrificale dagli apparati dello Stato che proprio in quegli anni si preparavano a ridefinire gli assetti di potere sconvolti di lì a poco dal terremoto politico di Tangentopoli e dalla caduta dei maggiori partiti di governo. Isolato e osteggiato dalle istituzioni che egli stesso rappresentava, così come tutti i funzionari, i magistrati o gli investigatori che negli anni sono stati ammazzati da Cosa Nostra (stessa sorte toccò a Borsellino pochi mesi dopo), Falcone divenne l’“eroe borghese” usato come scudo da tutti quelli per i quali egli rappresentava la “cattiva coscienza”, gli stessi che dopo la sua morte diedero vita al Movimento antimafia nel nome della legalità, della difesa delle istituzioni, dello Stato e dell’ordine costituito.
La realtà, per molti scomoda, è un’altra: la mafia non è l’“antistato”, né un potere occulto o parallelo. Al contrario, le mafie sono strutture assolutamente compenetrate e assimilate al sistema di potere dominante. Se non ci fosse lo Stato non ci sarebbero neanche le mafie.
E a dimostrazione di ciò si potrebbe fare un elenco infinito di politici, burocrati, funzionari che – in Sicilia e non solo – hanno avuto o hanno ancora rapporti organici con Cosa Nostra e le varie mafie. Non è un caso che lo stesso Falcone ebbe a dire, una volta, che i magistrati la mafia li ammazza prima dentro i palazzi del potere e poi fuori.
Negli ultimi anni, la retorica e l’esaltazione dello Stato, della legalità e delle forze di polizia come unico antidoto al potere mafioso hanno spianato la strada a una concezione blindata della società in cui non c’è via di scampo: o stai dalla parte dello Stato e delle sue leggi, o sei un criminale. In questo modo, anche il dissenso e l’opposizione sociale sono entrate più facilmente nel mirino della repressione: se la legge dello Stato ha sempre ragione e se tutto ciò che non rientra nella legalità è di per se criminale, allora non c’è spazio per chi si oppone alle leggi sbagliate e alle tante ingiustizie che affliggono la nostra società.

Il ventesimo anniversario della strage di Capaci viene a cadere in un momento assai delicato della nostra vita. La profonda crisi economica, i disastri del capitalismo, l’assoluta inadeguatezza di una classe politica corrotta e incapace, l’arroganza dei tecnocrati al governo, stanno spianando la strada a un clima di repressione diffusa, di paura, di tensione crescente.
L’infame attentato di Brindisi, sul quale è stato urlato tutto e il contrario di tutto, si inserisce in un contesto che ricorda molto da vicino i periodi peggiori della nostra storia recente, quando il potere cercava di mettere in riga l’opinione pubblica piazzando le bombe nelle banche, nelle stazioni, sui treni. Da qualunque parte provenga, questa provocazione terroristica sortisce un effetto molto preciso: impaurire le persone, invocare il pugno di ferro, stroncare ogni manifestazione di legittimo dissenso.
Non possiamo permettere che le lancette della storia tornino indietro.

Spazio di Cultura Libert’Aria

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