CIUTAT MORTA

ciutat_morta“Nel giugno 2013, un gruppo di 800 persone occupa un cinema abbandonato nel centro di Barcellona per proiettare un film documentario. Gli occupanti ribattezzano questo vecchio edifcio in onore di una ragazza che si è suicidata due anni prima: Cinema Patricia Heras. Ma chi era Patricia? Perché ha perso la sua vita e cosa ha a che fare Barcellona con la morte della ragazza? Questo è esattamente ciò che si vuole fare emergere con questa azione illlegale e di alto impatto mediatico: che tutti sappiano la verità su uno dei peggiori casi di corruzione della polizia a Barcellona, la città morta.” [https://ciutatmorta.wordpress.com/]

En junio de 2013, un grupo de 800 personas ocupan un cine abandonado del centro Barcelona para proyectar un documental. Rebautizan el antiguo edifcio en honor a una chica que se suicidó dos años antes: Cinema Patricia Heras. ¿Quién era Patricia? ¿Por qué se quitó la vida y qué tiene que ver Barcelona con su muerte? Esto es exactamente lo que se quiere dar a conocer con esta acción ilegal y de gran impacto mediático: que todo el mundo sepa la verdad sobre uno de los peores casos de corrupción policial en Barcelona, la ciudad muerta.

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BUTTANE E BORDELLI – triCiclo cinematografico

buttane_e_bordelli_locandinaNzocchè Circolo Arci, Libert’Aria, Alibi presentano:

Buttane e Bordelli
triCiclo cinematografico

È possibile ragionare sulla prostituzione scrollandoci di dosso le secolari incrostazioni moraliste e sessuofobiche di cui è intrisa la cultura patriarcale?
Spesso quando si parla di prostituzione si finisce col perdere di vista le prostitute stesse, quelle che noi – in questo pezzo di Sicilia – chiamiamo “buttane”.
Chi sono le buttane? Cos’erano i bordelli? E, soprattutto, cosa significa essere buttana? Stiamo parlando di buttane vere, quelle che fanno “la vita” perché è così e basta. A nessun medico, avvocato, politico si chiede conto e ragione della propria professione. Una buttana, invece, è sempre condannata a prescindere. E se si trattasse di una scelta? Perché mai una donna non dovrebbe essere padrona di fare quel che vuole del proprio corpo? «Il corpo è mio e lo gestisco io!» – urlava uno slogan del ’77.
Ma fare la buttana non è una cosa che si può riassumere in uno slogan. E il ’77 è lontano.
La buttana è sempre stata odiata, specialmente dalle donne, perché ha a che fare con il desiderio, ed è forse in questo che risiede il suo potenziale sovversivo, scardinante, spiazzante.
Ma quanta autodeterminazione c’è nell’essere buttana? Quanta libertà può esserci in un mestiere che, da sempre, funziona attraverso meccanimi di sopraffazione, sfruttamento e dominio da parte dei maschi?

Nzocchè Circolo Arci, Libert’Aria e Alibi vi propongono una rassegna di tre film, tutti diversi tra loro, dal titolo inequivocabile: BUTTANE E BORDELLI.

ARRANGIATEVI di Mauro Bolognini, film del ’59, ambientato subito dopo l’abolizione delle “case chiuse” in seguito alla legge Merlin. Uno spaccato di un’Italia che non c’è più, del cambio di atteggiamento nei confronti della prostituzione, con un magistrale Peppino De Filippo.

ADUA E LE COMPAGNE è un film del ’60 di Antonio Pietrangeli. Film drammatico: la storia di quattro ragazze che lasciano il bordello per costruirsi una nuova vita con i risparmi accumulati. Un finale che non si può raccontare, e una meravigliosa Simone Signoret.

IRMA LA DOLCE è un capolavoro del ’63 di Billy Wilder, una bellissima favola d’amore con la stupenda ambientazione dei mercati generali parigini – Les Halles – ricostruiti in studio; epoca e luogo dove ognuno di noi vorrebbe vivere, Jack Lemmon e Shirley MacLain insuperabili.

Tre film da vedere con l’immedesimazione, basta decidere da che parte stare.
A noi basta sapere che le buttane sono donne, prima di tutto e contro tutto.
Ecco perché, in ogni caso, staremo sempre con le buttane, e mai con gli sfruttatori.

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LIBERTA’ PER GIANMARCO! LIBERTA’ PER TUTTI!

Il grave atto repressivo perpetrato dalla Procura di Cremona questa mattina, dimostra ancora una volta la natura puramente liberticida degli organi statuali.
La scure della repressione ha colpito sette compagni che avevano partecipato legittimamente a una manifestazione antifascista, per reagire al gravissimo atto squadristico consumatosi alcuni giorni prima ai danni di alcuni militanti del CSA Dordoni di Cremona. Durante quella spedizione punitiva, uno dei compagni aggrediti ha rischiato la vita, rimanendo in coma farmacologico per giorni.
I capi d’accusa emessi dalla Procura cremonese sono pesantissimi: devastazione e saccheggio e concorso esterno. Uno dei sette compagni arrestati è Gianmarco, militante del Collettivo Universitario Autonomo di Palermo, attivo da anni nelle lotte sociali della nostra città.
Come compagne e compagni di Libert’Aria e del Gruppo anarchico “Alfonso Failla”, manifestiamo la nostra piena solidarietà a tutti i militanti colpiti dalla repressione, con un pensiero particolare a Gianmarco, di cui pretendiamo l’immediata e incondizionata scarcerazione.
GIANMARCO LIBERO! LIBERI TUTTI!

Libert’Aria – spazio di cultura
Gruppo anarchico “Alfonso Failla” – FAI Palermo

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SPAZI PRIVATI, SPAZI DI REGIME

Il Pride 2015 vogliamo godercelo, con i suoi colori, la sua allegria, la voglia di mostrare l’orgoglio Lgbqti e difendere, più in generale, i diritti di tutte e tutti.
Ce lo vogliamo godere nel modo che ci riesce meglio, e cioè riflettendo sugli spunti politici di questo appuntamento e sul contesto in cui si svolge.
Ribadiamo la nostra solidarietà a Vincenzo Rao​, condannato da un tribunale perché ha osato criticare le posizioni conservatrici e maschiliste di un magistrato. La sua vicenda conferma l’irriducibile incompatibilità tra libertà e potere: il recinto in cui vengono confinati i diritti – compreso quello di espressione – resta sempre un recinto, anche se ammantato di democrazia.
Adesso il recinto della legalità si fa sempre più stretto e violento. Ai problemi di sempre si aggiunge l’ipocrisia di chi governa Palermo per renderla «normale». Retate poliziesche nei quartieri popolari; ordinanze contro gli ambulanti (per lo più immigrati) per tutelare il presunto decoro del salotto buono della città; distruzione del verde pubblico; privatizzazione degli spazi e assalto della borghesia al centro storico.
Il sindaco Orlando stringe volentieri la mano ai curdi che lottano per la libertà, agli omosessuali che lottano per i diritti, ai palestinesi che lottano per la sopravvivenza; parla di spazi pubblici e spazi di rivolta; sostiene persino l’abolizione delle frontiere e del permesso di soggiorno sventolando la “Carta di Palermo”.
Nel frattempo, però, fa la guerra ai poveri e ai migranti, mantenendo inalterati gli equilibri (fondati sulla disuguaglianza) che da sempre reggono le sorti di questa città.
Il sindaco Orlando ama ripetere che Palermo è sempre stata una città multiculturale dove ognuno è una tessera di un mosaico.
Vero – aggiungiamo noi: purché ognuno resti al suo posto.

Libert’Aria

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PRESENTAZIONE DE «L’ISLAM NUDO» DI LORENZO DECLICH

islam_nudo_declichCosa significa oggi Islam e identità islamica?
Perché il marchio “halal” è divenuto il simbolo del cosiddetto “mercato islamico”? Perché sta prendendo piede così in fretta e quali sono le sue implicazioni?
Quanto la ferocia dell’ISIS ha a che fare con l’Islam e la sua cultura?
Quanto è casuale, se lo è, l’incredibile dimestichezza dei fanatici con i social network e i nuovi media?
L’estremismo dei terroristi dimostra che l’Islam è rimasto al Medioevo o, piuttosto, questa cieca violenza è un prodotto della globalizzazione contemporanea e, dunque, di una dinamica nata e sviluppata in Occidente?

Queste sono solo alcune delle domande che Lorenzo Declich, studioso di islamistica e già docente all’Orientale di Napoli, pone nel suo saggio “L’islam nudo – Le spoglie di una civiltà nel mercato globale”, edito da Jouvence.
Un libro che cerca di fare luce su temi di stringente e drammatica attualità e che analizza alcuni aspetti di una religione in via di ridefinizione, entrata da tempo nei meccanismi del mercato globale e globalizzante.

Ne parleremo con l’autore e con Salvo Vaccaro, docente di Filosofia politica all’Università di Palermo.

Lunedì 15 Giugno alle 18.30 alla Libreria Broadway in Via Rosolino Pilo 18

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FRANCO E CICCIO: UNA STORIA SBAGLIATA

francoecicciounastoriasbagliata_heavy1Franco e Ciccio: guitti che arrancano per le strade lastricate di una Palermo distrutta dalle bombe, saltimbanchi apprezzati dal popolo e fortuiti protagonisti di una strabiliante ascesa mediatica, attori apprezzati dal vasto pubblico televisivo. Ma anche gli eterni incompresi, vittime della voracità di chi conosce bene le sofferenze della fame, quella vera.

Complici la miopia di troppi registi e una critica cinematografica a tratti violentissima, la carriera di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia appare agli spettatori del Terzo Millennio come un percorso deviato in partenza, intrinsecamente destinato al fallimento.

La rassegna “Franco e Ciccio: una storia sbagliata” vuole proporre un’immagine diversa, e di certo non semplicistica, della parabola artistica del duo comico palermitano, e lo farà seguendo due direttive: da un lato cercando di ricostruire le tappe di questa storia, dall’altro investigandone i tratti più marcatamente “politici”.

Le proiezioni avranno luogo ogni giovedì dal 28 maggio al 18 giugno presso il Giardino dei Giusti (Via Alloro, di fronte alla chiesa dei cocchieri), alle ore 21:00.

Programma della rassegna

28 Maggio
Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio
(Daniele Ciprì, Franco Maresco – 2004)

4 Giugno
I due deputati
(Giovanni Grimaldi, 1968)

11 Giugno
Indovina chi viene a merenda
(Marcello Ciorciolino, 1969)

18 Giugno
Core ‘ngrato (1954)
Che cosa sono le nuvole? (da Capriccio all’Italiana)
(Pier Paolo Pasolini – 1967)
La giara (da Kaos)
(Paolo e Vittorio Taviani, 1984)

Alibi
Libert’Aria

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Presentazione de «Fra diagnosi e peccato» di Chiara Gazzola

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Giovedì 21 Maggio ore 19.30
Circolo Arci Nzocché – Via Ettore Ximenes 95 (Borgo Vecchio) – Palermo

Presentazione del libro “Fra diagnosi e peccato. La discriminazione secolare nella psichiatria e nella religione” di Chiara Gazzola, Mimesis edizioni.
Interveranno: l’autrice, Elena Di Liberto, e Salvo Vaccaro direttore della collana “Eterotopie” di Mimesis.

Questo testo propone un approfondimento del legame fra la disciplina psichiatrica e gli ambiti religiosi. Emerge una pianificata incoerenza fra gli intenti dichiarati e una prassi che, invece, si limita ad amministrare un’esclusione sociale edificata sul controllo e sul profitto. Attraverso il labile concetto di “norma comportamentale” viene sancita ogni devianza declinandola sui peccati e sulle diagnosi.
Fra senso di colpa, paura, emarginazione, conformismo, paradossi filosofici, punizioni e sofferenza si collocano le esperienze eccezionali di chi ha saputo resistere, di chi non ha accettato l’annientamento della propria libertà. La volontà di ricostruire una memoria cancellata dai timbri maschili darà voce a un coro femminile che ridipingerà contesti storici e pensieri scomodi.
Se l’umanità non temesse l’imprevedibilità, potrebbe non delegare le soluzioni a elaborazioni totalitarie.
L’analisi è completata da un’intervista a un esorcista e dalle conversazioni con il medico Giorgio Antonucci e con l’antropologa Michela Zucca.

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INCONTRO PUBBLICO CON “LA CONQUISTA DEL PANE”

conquista_del_pane1È possibile lavorare senza sfruttamento o competizione? È possibile produrre, guadagnarsi da vivere e praticare la solidarietà? È possibile mangiare senza avvelenarsi? È possibile fare del posto in cui si lavora un luogo di condivisione aperto al quartiere e alla comunità?
A queste e ad altre domande proveranno a rispondere Pierre e Soraya, due dei fondatori de “La Conquete du Pain” (“La Conquista del Pane”), una panetteria biologica, autogestita, anarchica, nata nel 2010 a Montreuil alla periferia di Parigi.
Mentre l’EXPO di Milano promette di “nutrire il mondo” imponendo modelli di produzione e alimentazione che, in realtà, affamano miliardi di persone e devastano il pianeta, c’è chi si rimbocca le maniche per creare qualcosa di radicalmente diverso.
Un esperimento libertario che traccia percorsi alternativi al pensiero unico. Anche a tavola.

«Abbiamo scelto di chiamarci “La conquista del pane”, in riferimento al libro di Peter Kropotkin che teorizza il Comunismo Libertario.
Comunismo perché vogliamo “mettere in comune”, condividere.
Libertario perché rifiutiamo l’ideologia autoritaria e crediamo che l’uguaglianza senza libertà non è niente.
E il pane perché siamo fornai!
»

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25 Aprile 2015 a Palermo – Foto e report

Ph. G. Bucca / Libert’Aria

25aprile_pa 25aprile_pa2   25aprile_pa9 25aprile_pa10 25aprile_pa11 25aprile_pa12 25aprile_pa13 IMG_305925aprile_pa825aprile_pa4Sabato 25 Aprile, piazza Casa Professa, a due passi dal mercato popolare di Ballarò, è diventata il luogo della festa e della riflessione sull’antifascismo di ieri e di oggi. Banchetti di libri, materiale informativo, animazione per bambini e anche una piccola fiera dell’artigianato hanno riempito la piazza per tutta la giornata. C’è stato anche spazio per il dibattito sulla resistenza curda e sul Rojava, con gli interventi di alcuni compagni della rete “Palermo solidale con il popolo curdo” che hanno partecipato al Newroz di quest’anno e hanno raccontato la loro esperienza e le loro impressioni sulla lotta per la democrazia e l’autodeterminazione dei curdi contro l’oscurantismo dello Stato islamico e delle potenze che lo sostengono. Un filo rosso, quello delle resistenze di oggi, che collega la costruzione di una società diversa all’impegno del movimento No Muos per liberare la Sicilia dall’ingombrante e criminale presenza della base statunitense di Niscemi, una infrastruttura militare illegittima da ogni punto di vista. A seguire, la presentazione del libro di Angelo Sicilia sui partigiani siciliani (Testimonianze partigiane. I siciliani nella lotta di Liberazione, Navarra editore) e l’intervento di Giuseppe Benincasa, partigiano “Ellas”, reduce di Cefalonia.
Impossibile non notare la presenza anarchica in piazza con il nutrito banchetto di libri a cura di Libert’Aria – spazio di cultura, un volantinaggio a cura della FAI palermitana, e la curatissima mostra su “Gli anarchici nella Resistenza”, costituita da dieci pannelli corredati di foto e didascalie sull’intransigente contributo dei libertari italiani alla causa dell’antifascismo. La mostra ha suscitato l’interesse di moltissime persone per tutto il giorno.

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PRESENTAZIONE DE «PAOLO SCHICCHI. STORIA DI UN ANARCHICO SICILIANO»

schicchi_locandinaNell’ambito delle iniziative organizzate a Palermo dal Comitato per il Settantesimo della Liberazione dal nazifascismo, Libert’Aria promuove la presentazione di un volume dedicato alla figura di Paolo Schicchi, anarchico di Collesano che – tra le altre cose – diede vita in Sicilia a una intensa attività antifascista.

Venerdì 17 Aprile, alle ore 18.00, presso la Libreria Broadway di Via Rosolino Pilo 18, sarà presentato “Paolo Schicchi. Storia di un anarchico siciliano”.
Ne parleremo con l’autore, Nicola Schicchi (pronipote di Paolo); con il curatore del volume, il giornalista Antonino Cicero; con l’editrice Arianna Attinasi, e con Natale Musarra, dell’Archivio storico degli anarchici siciliani. Il commento musicale sarà affidato a Moffo Schimmenti, Gandolfo Pagano e Pino Greco.
Ringraziamo sentitamente la Libreria dello spettacolo Broadway per la generosa collaborazione.

Di seguito, alcune note tratte dalla quarta di copertina.
In allegato, locandina dell’iniziativa.

Libert’Aria – spazio di cultura

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Ignazio Buttitta, Sandro Pertini, Vincenzo Consolo ne scrissero.
Antonio Gramsci e Umberto Terracini vi polemizzarono.
Monarchici, socialisti, comunisti, popolari, fascisti, l’apparato clericale e gli stessi anarchici ne conobbero la penna caustica.
Paolo Schicchi, anarchico individualista, da Collesano, nel petto delle Madonie siciliane, ha attraversato la storia d’Italia, tra monarchia, dittatura e repubblica, testimone dei principali avvenimenti dell’Otto-Novecento.
Pubblicista, fondatore di periodici d’area, intellettuale eccentrico e dalla vasta cultura, bombarolo per magistrati e benpensanti, girovagò da clandestino, tra espulsioni e inseguimenti delle polizie di mezza Europa, trascorrendo in galera buona parte della sua vita.
Come un Che Guevara ante litteram volle sbarcare a Palermo da Tunisi per portare, fallendo, la rivoluzione e spronare il popolo a sollevarsi contro il regime fascista.
I comunisti ne vollero fare un padre costituente alla fine del secondo conflitto mondiale, ma per tutta risposta li fece caracollare giù dalle scale della Clinica Noto di Palermo, dove risiedeva ormai da alcuni anni quale confinato prima e celebrato antifascista dopo.
Un personaggio romantico, da fiction televisiva, immerso nella sua forte contraddizione caratteriale, culturale e ideologica, che l’ultimo pronipote in linea retta ha raccontato grazie all’immenso patrimonio documentario conservato nell’archivio di famiglia e mescolato ai ricordi d’infanzia.

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