Il cinema di Libert’Aria: proiezione di “Zero in condotta” di Jean Vigo

Finiscono le vacanze ed è tempo per alcuni ragazzini di ritornare al collegio, luogo austero dove i tutori gli infliggono punizioni severe e li privano della libertà e della creatività. Quattro ragazzi, puniti con uno “zero” in condotta, decidono di ribellarsi. Si scatena così una battaglia il giorno della festa del collegio, dove gli adulti hanno la peggio e i ragazzi possono correre per i tetti, finalmente liberi.

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Jean Vigo, regista francese dalla carriera brevissima perché stroncata dalla tubercolosi, è stato tuttavia punto di riferimento per varie generazioni di cineasti: ad esempio, tutta la Nouvelle Vague gli deve tantissimo. L’esordio di Truffaut nei Quattrocento colpi è profondamente debitore a Zero in condotta, nella rappresentazione giocosamente eversiva dell’infanzia che non manca di possedere più di una punta di malinconia. Aperto e concluso da due scene da antologia, è anche allegro e surreale nel suo fanciullesco amore per il cinema e, più in generale, per la libertà, intesa anche come possibilità di sbertucciare il potere, chiunque lo rappresenti. Fu anche per questo che non piacque alle autorità francesi, che lo bollarono come “anti-patriottico” per sdoganarlo soltanto dopo la guerra.

ore 19:00 aperitivo rinforzato
ore 21:00 proiezione

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La guerra di Piero – serata antimilitarista

Spazio di Cultura Libert’Aria e Letture Maledette presentano:
La guerra di Piero – serata antimilitarista.
Iniziativa a sostegno del Comitato di base NO MUOS di Palermo.

“La guerra di Piero non è solo la sua, è la guerra di tutti noi. Quella che facciamo quando volano gli aeroplani e quando vola lo spread. Quella che ci facciamo tra poveri, perché qualcuno possa continuare a stare in alto. Quella che ci fanno quando ci cadono addosso bombe spesso più intelligenti di chi le ha lanciate.
Possiamo scegliere di combattere questa guerra; o disertare perché nessuna guerra sia mai più combattuta.”

venerdì 30 novembre 2012

ore 19:30 aperitivo rinforzato
ore 21:00 Letture Maledette

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25 novembre – Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Il 25 novembre è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che recentemente è stata dichiarata un’emergenza dall’ONU. Fanno ovviamente riferimento alla violenza di genere, ossia quella esercitata da uomini su fidanzate, mogli, figlie, compagne; emblematico il caso, qui a Palermo, della povera Carmela Petrucci, uccisa a coltellate per difendere la sorella dall’aggressione dell’ex fidanzato che le attendeva sotto casa. E ogni caso ci si affretta a etichettarlo quale raptus, a dire che in fondo “era un bravo ragazzo”, senza volere scoprire le cause che lo hanno originato. Cause che possiamo ritrovare nella cultura nazionalista, sessista, razzista, in definitiva fascista in cui siamo immersi: che porta a uccidere perché “o mia o di nessuno”. La ragazza è sua, di sua proprietà, e non può ribellarsi a tale stato. È quella violenza che uccide una donna ogni tre giorni, dall’inizio dell’anno; per far fronte alla quale si cerca di unire in un “patto di genere” tutte le donne in quanto tali, a prescindere dalle specifiche differenze, contro un nemico comune rappresentato dai maschi. Applicando tale criterio, chiunque ad esempio critichi una donna per, ad esempio, le sue posizioni politiche è automaticamente contro le donne e complice del maschilismo. Questo semplicistico assioma binario (donne buone per natura, maschi cattivi e violenti per natura) non tiene conto delle altre violenze, oltre quella fisica, che vengono compiute ogni giorno sulla pelle delle donne. La prima che salta all’occhio, direttamente connessa alla violenza di genere, è quella economica: consiste sia nella generale diffusione di forme di lavoro “deboli” come quello precario che non comportano garanzie di diritti (alle ferie, alla malattia, alla pensione, ecc.), anche perché spessissimo in nero, sia nella specifica riduzione dei salari alle donne, a parità di lavoro svolto mediamente pagate il 30% in meno dei loro colleghi maschi. La combinazione di questi fattori porta alla dipendenza economica (dai genitori, dal partner) e impedisce di raggiungere l’autonomia. Sul piano pratico costituisce un’arma in più nelle mani di un marito, fidanzato, compagno violento per tenere ancorata a sé la propria vittima (“Ti sbatto fuori di casa!”) e comunque per avere un potere ulteriore su di lei. Gli autori di violenza economica sono certamente trasversali ai generi: basti pensare al ministro Fornero e alle proposte, in materia, del governo Monti. Ma, in nome del suddetto patto di genere, non si possono criticare in quanto donne e quindi buone per natura. Sul piano etico e dei diritti civili, inoltre, come possiamo considerare i ripetuti e ormai quasi quotidiani attacchi alla salute e all’autodeterminazione delle donne, portate avanti dallo Stato e dalle gerarchie ecclesiastiche, se non come ennesima violenza? Non è forse violenza quando si nega una educazione sessuale effettiva, metodi contraccettivi facili e rapidamente disponibili per tutti/e (basti pensare al rifiuto di prescrivere la “pillola del giorno dopo” o all’obiezione di coscienza per i farmacisti), il diritto ad un aborto sicuro? A proposito di quest’ultimo punto, fioriscono in tutta Italia i decreti delle regioni per fare entrare il famigerato Movimento per la Vita nei consultori (in Veneto firmata anche dalla candidata alle primarie del PD Laura Puppato), mentre si tagliano i fondi ai centri antiviolenza costretti a chiudere (quei pochi che ancora restano).
E non è, ancora, violenza sulle donne ogni volta che se ne riduce la sessualità a due stereotipi, o madre casta e santa o puttana? Per le lesbiche, alla violenza che subiscono in quanto donne si aggiunge quella che subiscono in quanto omosessuali, sia in fatto di diritti negati, sia per vere e proprie aggressioni squadristiche da parte di soggetti dichiaratamente fascisti. Per non parlare della violenza razziale che subiscono le migranti che, qui, si vedono costrette ad esercitare la prostituzione, esposte alla violenza dei clienti e dei loro sfruttatori o a quella dei poliziotti, quando vengono arrestate in qualche retata e poi portate nei C.I.E.( Centri di Identificazione ed Espulsione), autentici lager della democrazia, dove spesso vengono stuprate e picchiate se osano ribellarsi.
Non possiamo sperare che questo desolante quadro sia migliorato dall’alto o attraverso le aule dei tribunali. Dobbiamo costruire delle relazioni antiautoritarie, orizzontali, liberate e liberatorie che sovvertano questa cultura opprimente. Solo così riusciremo a eradicare la violenza sulle donne.

Spazio di Cultura Libert’Aria – Palermo

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DAL LIBERO PENSIERO AL PENSIERO LIBERO: RUDOLF STEINER E LA FILOSOFIA DELLA LIBERTÀ

DAL LIBERO PENSIERO AL PENSIERO LIBERO:
RUDOLF STEINER E LA FILOSOFIA DELLA LIBERTÀ

a cura di Cristiano Gilardi
introduce Salvo Vaccaro (Università di Palermo)

Sabato 24 novembre 2012 ore 18,00
Libreria “Garibaldi” – Via A. Paternostro 46

con la collaborazione di: Spazio di Cultura “Libert’Aria”

Rudolf Steiner (1861-1925) ha integrato le moderne scienze naturali con un’indagine scientifica del mondo spirituale. La sua «Antroposofia» rappresenta, nella cultura odierna, una sfida unica in vista del superamento del materialismo, questo vicolo cieco nel quale si è ficcata l’evoluzione umana.
Spirito critico e controcorrente, Steiner ha subìto la censura della cultura dominante. Questo perché molti uomini arretrano di fronte alla scelta, che ogni uomo prima o poi deve fare, tra potere e solidarietà, tra denaro e spirito.

«La natura fa dell’uomo semplicemente un essere di natura; la società ne fa un essere che agisce secondo date leggi; egli può diventare un essere libero solo per forza propria»

(Rudolf Steiner, La Filosofia della Libertà, 1894)

 

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Il cinema di Libert’Aria: proiezione di “Valzer con Bashir” di Ari Folman

Continua la cinerassegna allo Spazio di Cultura Libert’Aria

Questa settimana verrà proiettato “Valzer con Bashir“, di Ari Folman.
Un film contro la guerra e contro il militarismo.
In solidarietà al popolo palestinese.

Una sera, in un bar, un vecchio amico racconta al regista israeliano Ari Folman un incubo ricorrente nel quale 26 cani feroci lo inseguono. Lo stesso numero di animali, ogni notte.
I due giungono alla conclusione che cè un legame tra l’incubo e la loro missione nelle file dell’esercito israeliano durante la prima guerra del Libano, all’inizio degli anni ’80.
Ari si sorprende a scoprire di non ricordare niente di quel periodo della sua vita.
Ma anche se puoi dimenticare il passato, il passato non si dimentica di te.

venerdì 23 novembre alle 21:00
Spazio di Cultura Libert’Aria – via Lungarini 23 (vicino piazza Marina)

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Il cinema di Libert’Aria: Bronte – Cronaca di un massacro che i libri di storia non hanno raccontato

Sicilia 1860, arriva Garibaldi, per le classi contadine sembra arrivare la libertà dal regime feudale. Garibaldi ha promesso la riforma agraria, la ridistribuzione delle terre ma davanti alla mancata attuazione di questa riforma i contadini di Bronte si ribellano: bruciano le case dei nobili e ridistribuiscono le terre. Tutto finirà con la repressione da parte di Nino Bixio, generale dei Mille, che per sedare la rivolta procederà a fucilazioni sommarie.
Questo film racconta una storia, di contadini, di fame, del tradimento da parte dei Mille delle promesse fatte alla povera gente.

Domenica 4 Novembre
dalle 21:00 proiezione del film


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Martin Scorsese a Libert’Aria

Giovedì 25 ottobre alle 21,00, allo Spazio di Cultura Libert’Aria di via Lungarini 23 a Palermo, nuovo appuntamento con il cinema d’autore sul filo della libertà declinata al femminile.

Sarà proiettato America 1929: sterminateli senza pietà, pellicola di Martin Scorsese del 1972.

La proiezione sarà preceduta, alle 19,00 da un aperitivo rinforzato.

Basato su una vera autobiografia, il film racconta le avventure di Bertha Thompson, una ragazza americana che fa amicizia con un sindacalista e un baro nel periodo della Grande Depressione; insieme fanno una serie di rapine ai treni e in banca per uscire dalla crisi. Le loro idee però possono mettere in pericolo la loro vita.

Il vagabondo on the road, suggestivo personaggio della storia e del mito americani, è sempre stato considerato in vesti maschili. Ma nelle memorie di Bertha Thompson, vagabonda per nascita e per vocazione, si rivela invece un ambiente straordinario e poco noto: quello delle donne sulla strada, le sisters of the road. Figlia di una coppia di radicali, sostenitori del libero amore, Bertha cresce nei primi decenni del Novecento tra operai delle ferrovie, vagabondi e agitatori politici, in luoghi marginali ma vivacissimi dove «ogni sera si discute di sesso, scioperi e socialismo». A quindici anni è già da sola sulla strada, curiosa e coraggiosa, viaggiando clandestina sui treni alla ricerca di libertà e avventura.
Compagna di anarchici e sindacalisti, amica e amante di poeti rivoluzionari, di ladri e intellettuali, “Box-Car” Bertha è vagabonda di professione, ladra, prostituta, assistente sociale, madre ma soprattutto e sempre “sorella della strada”.
Le pagine più belle della sua storia sono dedicate proprio alle sue compagne di vagabondaggio: sono donne in fuga dalla famiglia, militanti politiche, agitatrici sindacali, sbandate, ladre, alcolizzate e puttane, legate da una “sorellanza” ben diversa da quella delle femministe borghesi della stessa epoca.

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IN OGNI CASO NESSUN RIMORSO – Parole e immagini dal G8 di Genova in solidarietà alle vittime della repressione

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Letture Maledette a Libert’Aria

Domani, venerdì 21 settembre, alle 21.00 in via Lungarini 23, avremo il piacere di ospitare un nuovo appuntamento di Letture Maledette. Tema dei racconti che verranno letti: “Dietro le sbarre“. Da parte nostra, cogliamo l’occasione per dedicare la serata agli anarchici bielorussi detenuti e a tutti i prigionieri politici che stanno subendo la feroce repressione del presidente-dittatore Lukashenko. Anche Amnesty International non è rimasta indifferente alla situazione dei diritti umani in Bielorussia. Per chi volesse sapere qualcosa di più su questa vergognosa vicenda, segnaliamo il seguente link con l’appello alla solidarietà dell’Internazionale di Federazioni Anarchiche:

http://www.umanitanova.org/solidarieta-con-i-prigionieri-anarchici-biellorussi

Vi aspettiamo!

Spazio di Cultura Libert’Aria

Via Lungarini, 23 – Palermo

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MASCHI CHE ODIANO LE DONNE

Novanta donne sono state ammazzate dall’inizio dell’anno, più due uomini e tre bambini come vittime collaterali. Praticamente una ogni due giorni.
Le donne assassinate dalla violenza “domestica”(quelle dei famosi delitti “passionali”, o “d’onore” come si chiamavano fino al 5 settembre 1981) che noi contiamo sono solo quelle di cui abbiamo notizia, dato che non esiste in Italia un osservatorio o un’altra struttura simile su questo fenomeno.

Uccise perché cercavano di scappare a situazioni insostenibili, perché c’erano riuscite o ci avevano solo provato. E poi ammazzate la seconda volta quando i giornalisti giustificano l’assassino, sprecando espressioni come “raptus di gelosia” “incapacità di reagire all’abbandono della moglie” o cercando di suscitare empatia nei suoi confronti; non spendendo una sola parola sul dramma di essere importunate, controllate, seguite o aggredite vissuto dalle mogli, fidanzate, compagne di questi uomini violenti. Loro sono solo quelle che abbandonano uomini fragili, quelle che hanno la presunzione di rifarsi una vita e quindi sotto sotto se lo meritano pure. Ogni volta si sottolinea l’assoluta eccezionalità del fatto: è sempre un raptus di follia del singolo senza correlazione con gli altri delitti analoghi.

Perché non c’è la volontà di andare oltre: chi ha armato la mano dell’assassino? È la cultura nazionalista, razzista, sessista e in definitiva fascista da cui siamo circondati. Quella che “tranne mia madre e mia sorella sono tutte puttane”, fa ritenere un rapporto di coppia un rapporto di possesso e la gelosia una dimostrazione di amore. Lo stesso ambiente che fornisce terreno fertile per l’approvazione di nuove leggi securitarie per militarizzare ancora di più il territorio e rispondere alle esigenze delle persone con la repressione. Si stanno preparando ad ammazzarle la terza volta: quando in nome di quelle donne (mogli, fidanzate, compagne) sarà approvata una legge che inasprisca le pene (e già i rigurgiti giustizialisti non sono mancati in questi giorni) e continui ad alimentare quella cultura autoritaria che ogni due giorni uccide una donna.

La risposta alla violenza maschile non è aumentare la violenza dello Stato, che ne trae vantaggio sia per giustificare il suo controllo sulle nostre vite con la scusa della “sicurezza”, sia perché l’oppressione patriarcale è funzionale allo Stato, fornendo una repressione capillare e demandando ad ogni maschio la funzione di “poliziotto” della propria moglie, fidanzata, compagna.
Non possiamo aspettarci che dall’alto cali la soluzione, o che questa passi dalle aule dei tribunali. Siamo noi in prima persona a dovere fondare culture e relazioni che siano liberate e liberatorie da tutte le oppressioni, per un mondo di libertà ed eguaglianza!

Spazio di Cultura Libert’Aria

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