Nzocchè Circolo Arci, Libert’Aria, Alibi presentano:
Buttane e Bordelli
triCiclo cinematografico
È possibile ragionare sulla prostituzione scrollandoci di dosso le secolari incrostazioni moraliste e sessuofobiche di cui è intrisa la cultura patriarcale?
Spesso quando si parla di prostituzione si finisce col perdere di vista le prostitute stesse, quelle che noi – in questo pezzo di Sicilia – chiamiamo “buttane”.
Chi sono le buttane? Cos’erano i bordelli? E, soprattutto, cosa significa essere buttana? Stiamo parlando di buttane vere, quelle che fanno “la vita” perché è così e basta. A nessun medico, avvocato, politico si chiede conto e ragione della propria professione. Una buttana, invece, è sempre condannata a prescindere. E se si trattasse di una scelta? Perché mai una donna non dovrebbe essere padrona di fare quel che vuole del proprio corpo? «Il corpo è mio e lo gestisco io!» – urlava uno slogan del ’77.
Ma fare la buttana non è una cosa che si può riassumere in uno slogan. E il ’77 è lontano.
La buttana è sempre stata odiata, specialmente dalle donne, perché ha a che fare con il desiderio, ed è forse in questo che risiede il suo potenziale sovversivo, scardinante, spiazzante.
Ma quanta autodeterminazione c’è nell’essere buttana? Quanta libertà può esserci in un mestiere che, da sempre, funziona attraverso meccanimi di sopraffazione, sfruttamento e dominio da parte dei maschi?
Nzocchè Circolo Arci, Libert’Aria e Alibi vi propongono una rassegna di tre film, tutti diversi tra loro, dal titolo inequivocabile: BUTTANE E BORDELLI.
ARRANGIATEVI di Mauro Bolognini, film del ’59, ambientato subito dopo l’abolizione delle “case chiuse” in seguito alla legge Merlin. Uno spaccato di un’Italia che non c’è più, del cambio di atteggiamento nei confronti della prostituzione, con un magistrale Peppino De Filippo.
ADUA E LE COMPAGNE è un film del ’60 di Antonio Pietrangeli. Film drammatico: la storia di quattro ragazze che lasciano il bordello per costruirsi una nuova vita con i risparmi accumulati. Un finale che non si può raccontare, e una meravigliosa Simone Signoret.
IRMA LA DOLCE è un capolavoro del ’63 di Billy Wilder, una bellissima favola d’amore con la stupenda ambientazione dei mercati generali parigini – Les Halles – ricostruiti in studio; epoca e luogo dove ognuno di noi vorrebbe vivere, Jack Lemmon e Shirley MacLain insuperabili.
Tre film da vedere con l’immedesimazione, basta decidere da che parte stare.
A noi basta sapere che le buttane sono donne, prima di tutto e contro tutto.
Ecco perché, in ogni caso, staremo sempre con le buttane, e mai con gli sfruttatori.