Giovedì 23 febbraio – proiezione de “La via lattea” di Luis Buñuel (1969) – Teatro Montevergini Liberato, ore 20:30.
***
«Tutto ciò che, in questo film, riguarda la religione cattolica e le eresie che essa ha suscitato, particolarmente dal punto di vista dogmatico, è rigorosamente esatto. I testi e le citazioni sono conformi sia alle sacre scritture, sia a delle opere di teologia e di storia ecclesiastica antiche e moderne.» (dai titoli di coda del film).
Buñuel imbastisce una paradossale carrellata di personaggi per parlare di dio, della religione e del messaggio di Cristo secondo il suo inconfondibile stile surreale.
Il cammino di Santiago, una strada percorsa da migliaia di pellegrini ogni anno, fin dal Medioevo. Una strada sacra, antica, che conduce al monastero di San Giacomo.
Santiago de “Compostella”, questo il nome del luogo dove riposano i resti del santo: campo di stelle, secondo la leggenda. Campo di stelle, come una galassia. Da qui, il titolo, “La via lattea”.
La via lattea, la nostra galassia, sì, ma anche e soprattutto, una via, appunto, che conduce attraverso il sacro ed il profano, una rotta confusa, misteriosa e dotta, occulta ed eretica. Questo è “La via lattea”, film del maestro Luis Buñuel. Un pellegrinaggio, in realtà un pretesto per parlare di dio, della fede, della mistica. Del Cristianesimo, di Cristo, del dogma, dell’eresia.
Due mendicanti sono sul cammino di Santiago, si chiamano Pierre e Jean. Percorreranno la via sacra, compiranno il loro pellegrinaggio sotto una strana stella.
La via per Santiago sarà un viaggio surreale, spesso onirico (famosa la scena del sogno ad occhi aperti di Jean, che immagina la fucilazione del papa ad opera di un gruppo di miliziani anarchici), una carrellata intrigante e sorprendente su una serie di figure ambigue, spesso insani, improbabili, sempre seducenti, interessanti: dal prete da manicomio che discute della transustanziazione, al capo cameriere che disserta con i suoi sottoposti delle nature del Cristo; dal Vescovo Priscilliano di Avila ad un Gesù mai così umano, passando per visioni, teofanie, duelli dogmatici e fanatismi.
Un carnascialesco scorrere di eventi, apparentemente non legati tra di loro, girato con gusto e sapienza, mai stancante, mai noioso, verboso o lezioso. È delicato, Buñuel, intelligente, colto, e il film ha un ritmo fantastico, riesce nei suoi intenti stranianti ed un po’ paideutici a colpire lo spettatore, ad interrogarlo; a far luce sulle contraddizioni della dottrina cristiana, sulle sue esasperazioni, sulle sue eresie.
Ma “La via lattea” non è solo questo. È anche una profonda riflessione sul potere, incarnato dal demonio, “operaio mai in sciopero” probabile riferimento al regime franchista. Una riflessione sull’uomo, sulla sua umanità tradita, ferita, deviata da un credo pervertito e stanco.