Anche Palermo si mobilita contro il G7 a Taormina. Al teatro Montevergini giorno 19 gennaio alle ore 17 si parlerà della crescente mobilitazione contro il vertice dei capi di stato insieme a Antonio Mazzeo – giornalista da anni impegnato nei temi della pace, della militarizzazione, dell’ambiente, dei diritti umani, della lotta alle criminalità mafiose – e Andrea Turco – giornalista di Meridionews e attivista No Muos.
“I potenti della terra hanno scelto: si vedranno in Sicilia. Taormina è stata scelta come sede del prossimo G7 nelle giornate del 26 e 27 maggio.
E’ l’ultima polpetta avvelenata del governo Renzi, che ha scelto la città messinese poco prima delle dimissioni in seguito al fallimentare esito – per lui – del referendum costituzionale. Il vertice dei capi di stato delle sette maggiori potenze economiche, politiche e militari occidentali (Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna e Italia), è stato annunciato in pompa magna: ripetendo un copione ormai stantio, incontri del genere vengono spacciati come panacea per i territori e invece non fanno altro che formalizzare annualmente le misure di austerità neoliberiste da applicare internazionalmente o gli interventi di guerra planetaria sempre più spesso subappaltate all’organizzazione della NATO.
La decisione di svolgere in Sicilia il G7 2017 non è del resto un caso. L’Isola ha assunto ormai un ruolo chiave nelle strategie di guerra mondiali: l’installazione a Niscemi del terminale terrestre del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazione satellitare delle forze armate USA; la trasformazione della grande base di Sigonella in uno dei maggiori centri per la operazioni dei droni USA, NATO e UE; l’uso costante degli scali aerei di Trapani-Birgi e Pantelleria per i bombardamenti e le attività di spionaggio top secret in Nord Africa; i devastanti processi di militarizzazione che hanno investito Augusta (hub navale Usa e NATO), Lampedusa, ecc., testimoniano la portata altamente distruttiva delle infrastrutture belliche realizzate e ampliate in Sicilia negli ultimi anni. A ciò si aggiunge il ruolo di vera e propria fortezza assunto dalla Sicilia per conto dell’Unione europea e della famigerata agenzia di controllo delle frontiere Frontex nelle politiche di contrasto delle migrazioni, con l’uso dei porti e degli aeroporti da parte dei mezzi militari Ue-Nato impegnati a far la guerra ai migranti e ai richiedenti asilo nel Mediterraneo o la trasformazione di sempre maggiori aree urbane ed extraurbane in hotspot e centri-lager dove detenere in condizioni disumane chi è scampato ai naufragi e ai bombardamenti. Pseudo modalità di “accoglienza” che rispondono esclusivamente a logiche di controllo sicuritario (anche grazie al coinvolgimento strumentale del “volontariato”) e che contribuiscono a dilapidare sempre più ingenti risorse pubbliche alimentando gli affari di grandi e piccoli operatori economici (che sempre più spesso si intrecciano con i circuiti dell’economia criminale) e la precarietà per i lavoratori”.